Il cantautore genovese, nato il 18 febbraio 1940, è uno dei capisaldi della canzone d'autore ed è stato uno dei maggiori protagonisti della cultura italiana del Novecento. Nei suoi brani ha raccontato gli ultimi, gli emarginati e i ribelli. È scomparso l'11 gennaio 1999
"Benedetto Croce diceva che fino ai diciotto anni tutti scrivono poesie. Dai diciotto anni in poi rimangono a scriverle due categorie di persone: i poeti e i cretini. Quindi io, precauzionalmente, preferirei considerarmi un cantautore". Si definiva così Fabrizio De André, uno dei maggiori protagonisti della musica autoriale italiana del '900, nato il 18 febbraio 1940 e scomparso l'11 gennaio del 1999 a 59 anni (FOTO - I VERSI MEMORABILI). Il suo ricordo resta però intatto nel passaggio tra le generazioni. L'artista è stato capace di superare i limiti della canzone d'autore e diventare, con i suoi testi, un mito intramontabile, anche per chi non lo ha mai conosciuto, riuscendo a dare alla sua opera un valore universale, a interpretare sentimenti collettivi. Genovese, ragazzo ribelle allergico alle istituzioni, timido e un po' attaccabrighe, De André incontrò la musica con l'ascolto di Georges Brassens, di cui tradusse alcune canzoni, inserendole nei suoi primi album a 45 giri. Oggi, la sua arte continua a vivere influenzando giovani artisti.
Intellettuale dalla voce straordinaria, simbolo degli ultimi
Voce straordinaria, De André è stato il simbolo degli ultimi, di quella società che era protagonista dei suoi testi diventati di valore inestimabile. Con "La canzone di Marinella", cantata da Mina nel 1964, De André ottenne un incredibile successo che gli fece guadagnare, grazie alla Siae, una cifra enorme per l'epoca - seicentomila lire ogni sei mesi - e lo consacrò nell'olimpo dei cantautori italiani. Ma la passione per la musica prese corpo grazie alla scoperta del jazz e all'assidua frequentazione degli amici Luigi Tenco, Umberto Bindi, Gino Paoli, del pianista Mario De Sanctis e altri, con i quali cominciò a suonare la chitarra e a cantare nel locale "La borsa di Arlecchino".
Gli anni genovesi
Nato a Genova il 18 febbraio 1940 nel quartiere di Pegli, in via De Nicolay 12, figlio di genitori piemontesi trasferitisi in Liguria dopo la nascita del primogenito Mauro, Fabrizio fu un ragazzino ribelle che cambiò diverse scuole. Il padre Giuseppe è stato vicesindaco del capoluogo ligure, mentre l'artista non ha mai mostrato particolare simpatia per le istituzioni. Nelle sue canzoni De André ha raccontato episodi della sua vita, della città in cui viveva, come le frequenti risse nelle bettole dei 'carruggi' sopra il porto di Genova in cui si recava con la sua combriccola capeggiata dall'amico fraterno Paolo Villaggio, a cui si deve il soprannome "Faber" dell'artista. A 18 anni, dopo il diploma, De André se ne andò di casa è iniziò a frequentare alcuni corsi di Lettere e altri di Medicina all'Università di Genova. Ispirato dal padre e da Villaggio, infine scelse la facoltà di Giurisprudenza, che però lasciò a sei esami dalla laurea quando ebbe inizio la sua carriera di cantautore.
La vita sregolata negli anni '60
Nonostante la vita sregolata, Fabrizio coltivò sempre un interesse particolare per la letteratura. Durante gli anni '60 andò a vivere con una prostituta di via Pre', Anna, con disappunto del padre e della famiglia alto borghese, e frequentò persone di estrazione sociale umile che raccontò nelle sue canzoni. Negli stessi anni, a influenzare i suoi testi e la sua visione del mondo ci furono letture importanti come Michail Bakunin, Errico Malatesta, Max Stirner, fondamentale per le sue idee anarchiche, oltre alla grande influenza che esercitò sull'artista italiano il cantautore Georges Brassens. Proprio questo substrato culturale, unito alle letture giovanili dei grandi francesi, come Proust, Maupassant, Flaubert, e dei russi, come Dostoevskij, fu alla base della formazione del giovane De André, la cui attività di autore musicale ebbe inizio nell'estate del 1960 quando, insieme a Clelia Petracchi, che scrisse il testo con lui, compose quella che il cantautore ha sempre considerato la sua prima canzone, "La ballata del Michè", in cui è marcata l'influenza della canzone esistenzialista francese.
Le donne di De André
Proprio nel 1960 conobbe Enrica Rignon, detta 'Puny', grande appassionata di jazz, di sette anni più grande e appartenente a una delle famiglie più abbienti di Genova. Dopo qualche mese di frequentazione, 'Puny' rimase incinta: i due si sposarono a Recco e nel 1962 nacque il figlio Cristiano (CHI SONO I FIGLI DI FABER). La coppia si separò a metà degli anni Settanta quando Fabrizio conobbe la cantante Dori Ghezzi. In quegli anni De André iniziò la sua carriera di cantautore pubblicando nell'ottobre del 1961 con la Karim, un'etichetta che vedeva tra i soci anche il padre Giuseppe, il suo primo 45 giri con i due brani "Nuvole barocche" e "E fu la notte".
Il sequestro nel 1979
Il 27 agosto del 1979 De André, insieme alla compagna Dori Ghezzi, fu rapito dall'anonima sequestri sarda e tenuto prigioniero con lei alle pendici del Monte Lerno presso Pattada, nella Sardegna settentrionale, per quattro mesi. Dori fu liberata il 21 dicembre alle undici di sera, Fabrizio il 22 alle due di notte, dietro il versamento del riscatto di circa 550 milioni di lire, in buona parte pagato dal padre Giuseppe. Di quella vicenda De André parlò nella canzone "Hotel Supramonte", pubblicata nell'album "L'indiano" nel 1981. Il cantautore raccontò di aver vissuto il sequestro con un'enorme curiosità: "Mi incuriosiva vedere come andava a finire". Mentre il giorno dopo il rilascio, invece, disse: "Noi ne siamo venuti fuori, mentre loro non potranno farlo mai".
LA POESIA DEL FABER
Dal 1966 al 1996, Fabrizio De André incise quattordici album in studio, più alcune canzoni pubblicate solo come singoli e poi riedite in antologie. I testi di molti suoi brani sono considerati, da alcuni critici, come vere e proprie poesie, tanto da essere inserite in varie antologie scolastiche di letteratura già dai primi anni Settanta e da ricevere gli elogi anche di grandi nomi della poesia come Mario Luzi. Insieme a Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi e Luigi Tenco, De André è considerato uno degli esponenti della cosiddetta Scuola genovese ed è l'artista con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con sei Targhe e un Premio Tenco. Durante la sua carriera ha collaborato con personalità della cultura e importanti artisti della scena musicale italiana, tra cui la Premiata Forneria Marconi (storico il tour che vide insieme Faber e la Pfm nel 1979), Ivano Fossati, Mauro Pagani, Nicola Piovani, Massimo Bubola, lvaro Mutis, Fernanda Pivano e Francesco De Gregori.