Fabrizio De André, 25 anni senza il nostro amico fragile
Musica ©GettyFaber ci ha lasciati l'11 gennaio 1999. Sempre dalla parte dei vinti e dei perdenti, l'anarchico dolce della musica ha scritto parole che hanno accarezzato intere generazioni. La Fondazione Fabrizio De André Onlus e Sony Music Italia ricordano la ricorrenza col progetto Way Point. Da Dove Venite...Dove Andate? IL NOSTRO RICORDO
E’ evaporato in una nuvola rossa 25 anni fa il nostro amico fragile. E’ un quarto di secolo che Fabrizio De André ha percorso il sentiero fiorito che porta in un mondo, ammesso che ci sia, dove non ci sono stagioni e dove abitano, incorporei, quelli che vivono sulla collina, quelli che risiedono in quel posto che si chiama arrivederci. Con lui ci sono il suonatore Jones ed Ella e Kate "morte entrambe per errore, una di aborto l'altra d'amore", il pescatore che ha “un solco lungo il viso come una specie di sorriso” e i drogati che popolano il suo cantico, il bombarolo e u Dria di Creuza de Ma, Teresa che ha gli occhi storti e guarda verso il mare e la figlia del bagnino. Ma ci sono anche Marinella, Bocca di Rosa e Maria nella bottega del falegname. Ci sono gli ultimi e i primi, una sola famiglia come era ai suoi concerti. Ci sono ricorrenze, e questa lo è, che ci fanno contare le rughe dell’anima oltreché quelle del volto. Era l’11 gennaio 1999 quando Faber si è addormentato per sempre. E’ l’agosto del 1998 quando comincia ad avere i primi sintomi di un male che già da tempo lo sta divorando dentro: fatica a tenere la chitarra, ha dolore al torace e alla schiena. I concerti si fermano, è il momento degli esami: gli diagnosticano un carcinoma polmonare. A fine novembre viene ricoverato e il 25 dicembre, giorno di Natale, gli viene concesso di trascorrere il Natale in famiglia. Muore l’11 gennaio, aveva 58 anni.
E' STATO MEGLIO LASCIARCI CHE NON ESSERCI MAI INCONTRATI
La ballata del Miché, la triste storia di un suicidio per amore, è del 1960 e Fabrizio De André la ha sempre considerata la sua prima canzone ufficiale. Il debutto discografico arriva un anno dopo: si tratta di un 45 giri che contiene Nuvole Barocche ed E fu la Notte. Il successo arriva nel 1964, esattamente sessanta anni fa, con La Canzone di Marinella, ancora oggi considerata una immensa canzone d’amore mentre nasconde la storia di una donna assassinata: a ispirarlo un articolo su un giornale. Arriva il primo album, una sorta di riepilogo delle canzoni precedenti, intitolato Tutto Fabrizio de André. Insieme a Luigi Tenco (cui ha dedicato l'immensa Preghiera in Gennaio) Bruno Lauzi, Gino Paoli e il mai abbastanza riscoperto Umberto Bindi, sono l’anima della scuola genovese dei cantautori. Sempre schierato dalla parte scomoda della vita Faber ha riscritto, e divulgato, Georges Brassens, Edgar Lee Masters e i Vangeli apocrifi. Un anarchico, Faber, dal cuore grande. Quando lui e Dori Ghezzi furono rapiti in Sardegna scrisse Hotel Supramonte, una canzone d’amore triste per una terra e un popolo: “passerà anche questa stazione senza far male”. Venticinque anni dopo siamo ancora qui a nutrirci delle sue parole, a respirare quell'“quell’aria spessa carica di sale gonfi di odori”, a immaginare che la “bambina con le labbra color rugiada” sia ora cresciuta e abiti ancora in Via del Campo, a capire se Andrea che si è perso ora sa tornare. Ma soprattutto siamo noi che siamo persi e non sappiamo dove andare. Anzi possiamo trovare rifugio e pace in quel Giugno ’73 dove, caro Faber, non possiamo fare altro che ripeterci “è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati”.