Victoria Beckham nel podcast Call her Daddy sulla sua infanzia: "Soffrivo di dislessia"

Spettacolo
Camilla Sernagiotto

Camilla Sernagiotto

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Dietro l’immagine impeccabile della stilista e dell’ex icona pop si cela una storia di vulnerabilità e dolore. L’ex Spice Girl ha rievocato gli anni difficili trascorsi tra i banchi di scuola, segnati da emarginazione, vergogna e disturbi dell’apprendimento che per molto tempo nessuno seppe riconoscere

Victoria Beckham ha confessato di aver avuto un’infanzia difficile, rievocando momenti di solitudine, bullismo e disturbi dell’apprendimento. 
Dietro l’immagine impeccabile della stilista e dell’ex icona pop si cela una storia di vulnerabilità e dolore.

Victoria Beckham, oggi simbolo di eleganza e successo, ha scelto di raccontare in modo sincero il lato più oscuro della propria infanzia, con una narrazione inedita di fragilità che molti non si sarebbero aspettati. Nel podcast Call Her Daddy, l’ex Spice Girl ha rievocato gli anni difficili trascorsi tra i banchi di scuola, segnati da emarginazione, vergogna e disturbi dell’apprendimento che per molto tempo nessuno seppe riconoscere.

 

“Avevo molte difficoltà scolastiche. Mi hanno diagnosticato la dislessia e la discalculia. Tutte queste cose non erano riconosciute quando ero bambina. Mi chiamavano semplicemente ‘idiota’”, ha spiegato con voce ferma. In poche dure parole, la stilista ha racchiuso la fatica di crescere in un ambiente incapace di comprendere le sue difficoltà, dove le etichette pesavano più della sensibilità.

Gli anni di scuola: il peso dell’esclusione

Quegli anni, racconta Beckham, furono un labirinto di solitudine. Nella sua memoria restano impressi episodi di bullismo e umiliazione, piccoli gesti crudeli che avrebbero potuto spezzare la fiducia di chiunque“.

Avevo una pelle orribile, un’acne terribile. I miei capelli erano sottili e fragili. Ricordo di essere rimasta sola nel parco giochi mentre i bambini raccoglievano lattine di Coca Cola nelle pozzanghere e me le tiravano in faccia”, ha rivelato.

 

L’immagine è brutale e toccante al tempo stesso: una bambina chiusa nel proprio silenzio, spettatrice impotente della propria esclusione. Nessuno, allora, sembrava accorgersi del peso che quelle esperienze avrebbero avuto sul suo modo di affrontare il mondo.

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Quando non si parlava di salute mentale

In quegli anni, la salute mentale era un argomento quasi inesistente. Non si parlava di ansia, autostima o disagio emotivo, e chi soffriva tendeva semplicemente a nascondersi. Victoria Beckham ha spiegato come il contesto dell’epoca l’abbia costretta a interiorizzare tutto ciò che provava. “Non si parlava di salute mentale come oggi, quindi ho interiorizzato tutto. Questo mi ha reso sempre più timida. Mi vergognavo ed ero imbarazzata, quindi non ne ho parlato con nessuno”.

 

Il dolore, dunque, si trasformò in silenzio. Un silenzio che la rese più chiusa, ma anche più determinata. Le parole della stilista riflettono la realtà di molti bambini di allora, privi di strumenti e comprensione, lasciati soli a convivere con le proprie fragilità.

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Il rovescio della medaglia: la forza nata dal dolore

A distanza di anni, Victoria Beckham guarda a quel passato con un sentimento misto di durezza e gratitudine. Oggi riconosce che proprio quelle ferite hanno contribuito a forgiare il suo carattere, rendendola capace di affrontare con fermezza l’esposizione mediatica e le critiche che avrebbero segnato la sua carriera. “Mi ha indurito. Suppongo che questo mi abbia preparato a ciò che mi aspettava dopo, ovvero una vera e propria intimidazione pubblica da parte dei media. Penso che questo mi abbia preparato al futuro”, ha dichiarato.

 

Il dolore, trasformato in corazza, le ha insegnato a resistere. Ciò che un tempo la faceva sentire diversa, oggi rappresenta la radice della sua determinazione, la chiave con cui ha imparato a navigare un mondo spesso spietato come quello dello spettacolo e della moda.

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La memoria come riscatto

Raccontare quelle esperienze non è soltanto un atto di confessione, ma un modo per restituire dignità alla bambina che fu. Victoria Beckham sa di aver costruito la propria forza sulle fondamenta di un passato fragile, fatto di incomprensioni e isolamento. Oggi, nel suo sguardo, quelle ferite non appaiono più come cicatrici, ma come segni di un percorso di crescita e resistenza.

 

La sua storia dimostra come, anche nei momenti più bui, possa nascondersi la radice della rinascita. Quella stessa bambina esclusa nel cortile della scuola è diventata una donna capace di affrontare le tempeste mediatiche con eleganza e determinazione. Una trasformazione che nasce da una semplice consapevolezza: la fragilità, se accolta, può diventare la più potente forma di forza.

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