Roberto Bolle a Sky Tg24: lo spettacolo Madina, Sanremo, i 25 anni al Royal Ballet. VIDEO
Spettacolo @Teatro alla ScalaL’étoile, in scena al Teatro alla Scala di Milano con "Madina", creazione di Fabio Vacchi e Mauro Bigonzetti, parla delle difficoltà di portare sul palco temi tanto attuali come la guerra e di violenza. Poi ripercorre le sue ultime settimane, dall’emozione di danzare il "Bolero" di Béjart all’Ariston in diretta tv fino alla commozione per le celebrazioni dei 25 anni come artista ospite alla Royal Opera House. L'INTERVISTA
“Il mio ruolo è completamente diverso da tutti gli altri che affronto normalmente e che porto sul palcoscenico. Ci sono dei momenti, soprattutto nel passo due con Madina che è molto violento e molto duro, in cui io stesso riesco a percepire una verità e una freddezza del male”.
Roberto Bolle torna nei panni di Kamzan, un terrorista, in Madina, la creazione musicale e coreografica di Fabio Vacchi e Mauro Bigonzetti tratto dal libro di Emmanuelle de Villepin La ragazza che non voleva morire in scena al Teatro alla Scala di Milano.
Una pagina di teatro, musica e danza che racconta e denuncia i meccanismi della violenza nell’occupazione russa della Cecenia. Un’opera, tratta da una storia vera, che affronta con il linguaggio del palcoscenico temi come la guerra, il dramma dell’occupazione, il terrorismo, l’estremismo religioso, i diritti delle donne. Nel ruolo di Madina, la giovane kamikaze che alla fine si sottrae al suo destino e sceglie di non uccidere, Antonella Albano. Abbiamo incontrato l’étoile e abbiamo parlato delle difficoltà di portare sul palco tematiche tanto attuali ma anche delle sue ultime settimane. Dalla partecipazione al Festival di Sanremo alle celebrazioni per i 25 anni come artista ospite del Royal Ballet di Londra.
Quali sono le riflessioni che nascono vedendo Madina?
La danza, e quello che noi facciamo, può suscitare delle riflessioni anche profonde e riflettere un po' il mondo in cui viviamo, non essere sempre così distante. Di solito portiamo in scena delle favole o dei balletti astratti e per lo spettatore venire a teatro diventa un momento di svago e di evasione dalla realtà. In questo caso al contrario si è costretti a pensare, a riflettere, a farsi delle domande e a non voltarsi dall'altra parte.
Dove trovi i colori così cupi di questo personaggio?
Eh, questa è la sfida più grande: trovare delle sfumature che normalmente non si hanno, però è anche la cosa più interessante. Credo che dentro di noi ci siano tutte queste sfumature e tutti questi colori, basta saperli trovare.
Madina non è solo un balletto, possiamo forse definirla un'opera in cui si intrecciano danza, canto e recitazione. Quanto può essere di aiuto questo incontro e quanto invece può essere una difficoltà aggiuntiva?
Per me sicuramente la presenza di questi elementi è un valore aggiunto, è un'opera un po' teatrale, cantata, ballata, c'è tutto. E in questo caso la parte recitata dell'attore è molto importante perché aiuta lo spettatore a entrare all'interno di una storia di per sé complicata. In Madina non è facile spiegare la trama che non è intuitiva quindi la parola aiuta molto la narrazione.
Hai appena vinto un'altra sfida che è stata quella di portare sul palco del Festival di Sanremo il Bolero di Béjart, una scelta sicuramente coraggiosa…
Il Bolero è un grande capolavoro. Ero sicuro che anche mostrando un estratto di questo capolavoro sarebbe arrivato molto forte al pubblico grazie al ritmo incalzante, al tavolo rosso con tutti i ballerini che lo circondano, ai movimenti in crescendo, i miei e quelli di tutta la compagnia di Losanna. Ecco, c’erano tutti gli elementi per fare qualcosa di unico, di diverso e di speciale per il pubblico del Festival di Sanremo. Qualcosa anche di molto largo perché chiaramente la musica di Ravel arriva ed emoziona facilmente tutto il pubblico, quindi devo dire che dal mio punto di vista ho giocato una carta che sapevo essere vincente. Non è stato facile però perché la sera prima ero a Londra dove ho ballato L'histoire de Manon e poi con voli notturni sono arrivato a Sanremo. Non è stato facile essere al meglio delle mie possibilità per quella sera e per questo è stata una grande sfida molto impegnativa.
Sei stato appena celebrato alla Royal Opera House per i tuoi 25 anni come artista ospite. Un traguardo storico che si aggiunge a una carriera lunghissima qui, come étoile del Teatro alla Scala, ma anche all'American Ballet. Qual è il tuo legame con Londra e cosa rappresenta per te questo momento?
E' stato un momento molto bello, molto emozionante, devo essere sincero… non mi aspettavo una celebrazione così in palcoscenico. E poi le parole del direttore di Kevin O'Hare che ha detto che mi ha sempre sentito come qualcuno parte della compagnia più che come un ospite sottolineando anche l'esempio che do ai ragazzi e ai giovani. Ed è stato molto bello celebrare questo momento con un ruolo come Des Grieux, che ho ballato tante volte all'Opera House e che è parte del repertorio di quel teatro, quindi è proprio nel loro DNA. Ho sentito un grande abbraccio e un grande calore del pubblico. Sento quel teatro come una seconda casa e quindi quando ritorno in questi luoghi che sono così speciali, pieni di storia, di magia, che sono tuoi e che fanno parte del tuo cuore, è sempre qualcosa di molto emozionante.