Saverio Raimondo, un mix di risate, estro e irriverenza nel comedy album Live a Studio 33

Spettacolo

Paolo Nizza

Dall’ ansia all’amore, dal sesso alla religione, dall’incubo del trasloco all’odio per lavare in piatti, dai soldi al porno amatoriale, 10 esilaranti, anticonformisti monologhi che possiedono la forza  travolgente delle canzoni senza tempo. Disponibile su tutte le piattaforme digitali e anche in vinile, un album da ascoltare a loop come rimedio contro la banalità e il logorio della vita moderna. Ecco cosa ci ha raccontato l’artista

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Saverio Raimondo è nato il 20 gennaio, lo stesso giorno di David Lynch. E con “Il Jimmy Stewart venuto da Marte” (la definizione molto calzante è del titano Mel Brooks), il comico condivide lo stesso talento nel sorprendere, nello sparigliare le carte, nel percorrere strade sempre nuove e magari perdute. È il caso del Comedy Album Live a Studio 33 prodotto dalla podcast company Hypercast, da Cristiana Baldassari dall'Agenzia e DNA Concerti, e dallo stesso Raimondo. Uscito su tutte le piattaforme digitali di podcasting e registrato dal vivo, alla presenza del pubblico, in uno spazio a Trastevere dedicato alla produzione e fruizione musicale, è il primo Stand-up comedy album in Italia. Ancora una volta il Satiro parlante, si rivela un’audace pioniere. Tra spassosissime considerazioni sul porno amatoriale, sulla condizione del maschio etero bianco, ma pure sul sacramento della comunione, Raimondo è un beffardo demiurgo, artefice di una comicità non omologata, né tanto meno piaciona. Tant’è che si ride davvero di gusto ascoltando le tracce di questo imperdibile disco. E ti immagini di vedere Saverio esibirsi in uno di quei selvaggi e scatenati party a tempo di jazz, raccontati da Damien Chazelle in Babylon (qui la recensione del film). Purtroppo, molto più prosaicamente ho raggiunto Raimondo telefonicamente e non in una libertina dimora della Los Angeles della fine degli anni Venti.

La foto scelta da Saverio Raimondo per la copertina del suo comedy album

INtervista a Saverio Raimondo

Nonostante io avessi già ascoltato nei tuoi show alcuni dei brani presenti nell’album, ho riso come se li avessi sentiti per la  prima volta. Qual è il tuo segreto?

Magari sapessi quale sia il segreto. Sarei molto più sereno se ne fossi a conoscenza. Comunque mi fa piacere sapere che sia al secondo, ma pure al decimo ascolto i pezzi continuino a far ridere.

 

Quando hai pensato di realizzare Live a 33 Studio avevi già in mente i pezzi che avresti inserito? O, invece, è stato un crescendo rossiniano di intuizioni e lampi?

Alcuni brani, sin dall’inizio, avevo pensato di inserirli. In particolare, gli ultimi due, ossia, “Comunione” e “Ti amo” sono due pezzi stand up comedy, tra i primi che io abbia mai scritto. E sono due monologhi che ancora considero tra i migliori del mio repertorio, però non li avevo mai pubblicati in nessuna forma. Successivamente, ho cominciato a immaginare quali sarebbero stati gli altri… e quindi si è innestato quel “crescendo rossiniano” a cui accenni tu.

 

Tu sei un artista autentico, un comico che non dorme sugli allori, continui a sperimentare, non insegui le mode, le tendenze o, peggio, gli algoritmi. Da dove nasce questo tuo coraggio che spesso manca ai tuoi colleghi?

 

Per quanto mi riguarda non credo di essere coraggioso. Anzi, io sono un vigliacco nella vita. Talvolta detto che la mia era incoscienza. Tuttavia, neanche questo è vero, perché sono sempre molto consapevole di quello che faccio. Alla fine, credo che si tratti di postura, cioè è posturale per me questa irriverenza, questo azzardo, questo necessità di sperimentare. Non posso che essere così. Per quanto concerne alcuni miei colleghi,  probabilmente non sentono le muse (citando il titolo del primo romanzo di Truman Capote). Io, invece, continuo a sentire la musa e quindi le sono debitore. Ma non sempre nel mio lavoro riesco a soddisfare anche le muse. Quando non ci riesco, realizzo progetti indipendenti come, per esempio, il mio comedy album.

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Italo Calvino scriveva: “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire”. Quindi credo che tu sia un classico perché ogni volta che riascolto un tuo monologo scopro qualcosa di nuovo. Sei d’accordo?

Ti ringrazio e un po’ arrossisco. Ovviamente, non sta a me dirlo. Ma se qualcuno mi considera così, sono contento. Quello che posso affermare è che lavoro  moltissimo sui miei testi cercando sempre di ottenere il massimo. Quando scrivo i miei monologhi l’idea è di realizzare brani che possano resistere al passare del tempo. Mi interessa essere contemporaneo, senza inseguire sempre l’attualità, anche se a volte traggo spunto da avvenimenti recenti .

Nel geniale brano “Piatti da lavare” parti da un tema quotidiano per arrivare quasi al body horror di Cronenberg. Hai la capacità di trasfigurare la routine in qualcos’altro E nell’album centrifughi il basso con l’alto.

E’ un procedimento che amo molto fare, prendere qualcosa di quotidiano, di medio e mediocre, per stravolgerlo e parlare di qualcos’altro. Forse dipende dal fatto che la mia data di nascita è il 20 gennaio, lo stesso giorno di David Lynch un regista che nei suoi film  isola gli oggetti del quotidiano per trasformali in portali che si schiudono su mondi inquietanti. Ecco forse c’è qualcosa di linciano in questo mio modo di operare.

Per intraprendenza, coraggio, passione, la tua arte mi ricorda l’epopea del principe Pepito Pignatelli, batterista e appassionato di jazz, meravigliosamente raccontata nella biografia scritta da Marco Molendini.

Sono onorato che tu citi Pepito e il llibro che ne racconta la bellissima e incredibile storia. Sì , mi sono ritrovato molto in quella vicenda  e mi rivedo molto nelle storie dei jazzisti, di chi ha sempre vissuto la propria passione non in maniera amatoriale, ma con devozione. Per me la Stand up Comedy è come la musica. È qualcosa che continuerò a fare grazie alla mia anima da musicista, anche se non so suonare nemmeno uno strumento.

Nel prologo dell’album ti definisci “metà Luigi Di Maio e metà George Clooney. “

Fortunatamente la parte Clooney sta prendendo il sopravvento, un po’ perché Di Maio sta sparendo dai radar, un po’ perché in questo momento mi sono fatto crescere una leggera barba che mi rende più vicino alla star americana che all’ex vicepresidente della Camera. Insomma, sono un George Clooney con la meningite.

Ai tempi di lockdown ti eri fatto crescere la barba e il  pubblico femminile aveva molto apprezzato

Infatti, adesso ho la barba, ma quando inizierò il tour la toglierò, perché ho capito che rappresenta un vantaggio dal punto di vista sociale e sessuale, ma è uno svantaggio da un punto di vista professionale. Quando devo far ridere è meglio non averla.

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Faresti mai una serie tv incentrata sulla tua vita e sul tuo lavoro, come hanno fatto Carlo Verdone e Lillo?

Senz’altro anche perché il modello è anglosassone, ovvero Curb Your Enthusiasm  di Larry David. Una sitcom straordinario che amo moltissimo. In generale mi piacerebbe provare a sperimentare la mia comicità, il mio modo di vedere il mondo, le cose, le persone, all’interno di una struttura narrativa. E ancora una delle poche cose che ancora non ho fatto nel mio lavoro.

Dai colpi di tosse, a un bicchiere che si frantuma, quei piccoli incidenti presenti nell’album sono davvero accaduti?

Sì, quel bicchiere si è davvero rotto. tutte le interazioni con il pubblico le ho conservate appositamente perché volevo che questo disco restituisse il clima del live in un club. Mi piace che si sentano i colpi di tosse, mi piace che si sentano le risate che non sono mai omogenee perché c’è sempre qualcuno che ride di più. Ecco questo suono, quello del pubblico in un club è per me la cosa più bella del mio disco.

 

Il disco ha una valenza magica. La tua voce evoca immagini, atmosfere, sensazione, come se tu fossi uno sciamano.

È bellissimo questo paragone anche perché un altro che per un certo periodo si è un po’ proposto come sciamano è stato Miles Davis. La mia voce ricorda un po’ la sua tromba soprattutto nella fase elettronica col distorsore. A parte questo l’obbiettivo del disco è riuscire attraverso la voce a evocare immagini. Secondo me si riesce meglio a farlo meglio con un Comedy-Album che con uno special filmato E poi è una sorta di tributo alla mia voce, una voce scelta dalla Pixar per il film d’animazione, candidato agli Oscar. ho capito che potevo valorizzarla e sfruttarla anch’io nel pieno del suo potenziale

 

Hai mai pensato di fare un pezzo cantato, magari da navigato crooner?

 

Ancora no, anche se un paio di incursioni minimamente musicali durante Radio 2 Social Club le ho fatte. Ma non escludo prima o poi di fare qualcosa anche di propriamente cantato.

Hai un’immensa capacità di ironizzare su tutto, pure su temi delicati e scottanti, senza mai cadere nella volgarità. Come ci riesci?

Mi definisco osceno ma non volgare, in virtù di una sorta di grazia innata. È una cosa che ho capito di avere, ma non so perché ce l’ho. Credo che sia il mio essere un po’ ridicolo che addolcisce la forza di certi contenuti.

 

Non potevo esimermi dall’inevitabile domanda sui progetti per il futuro.

Sicuramente mi vedrete dal vivo. Inizierò un tour dove porterò nei club in giro per l’Italia il mio nuovo spettacolo di stand up comedy. quindi non i monologhi presenti sull’album. Durante questi show sarà possibile acquistare il vinile di Saverio Raimondo Live a Studio 33. In futuro mi piacerebbe mettere in cantiere dei progetti dove appunto la mia comicità incontri anche una dimensione narrativa. È una cosa a cui sto pensando da un po’ e credo sia giunto il momento di provarci.

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