Babylon, Damian Chazelle a Sky TG24: "Il cinema è la mia droga". VIDEO

Cinema

Denise Negri

Il suo amore per il cinema italiano, la potenza dei sogni, la forza dirompente della Hollywood negli anni '20. Damien Chazelle è a Roma per presentare il suo nuovo film "Babylon" con Margot Robbie e Brad Pitt. Lo abbiamo incontrato

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Esagerato, esplosivo. Un tripudio di colori, musica ed eccessi.

Un film che volutamente Damien Chazelle, regista premio oscar per La La Land, ha voluto rendere il più concreto e disturbante possibile, perché Hollywood negli anni ‘20, era così. Dopo una tiepida accoglienza negli Stati Uniti, dove forse non edulcorare il passato non gli è stato perdonato, arriva ora in Italia il 19 gennaio Babylon, la pellicola che racconta il passaggio dal muto al sonoro in un'industria cinematografica in piena espansone dove droga e feste sembravano contare più di ogni altra cosa. Nel cast Margot Robbie e Brad Pitt, ma anche Diego Calva e Li Jun Li.

Dal bacio non previsto in sceneggiatura che Margot Robbie è riuscita a strappare a Brad Pitt, come lei stessa ha raccontato, allo stesso Pitt che recita alcune battute in italiano: la prova dei due attori, secondo lo stesso Chazelle, è stata memorabile. Il suo omaggio, nemmeno troppo velato, a Fellini, la sua passione per Visconti, la sua gioia per essere a Roma per la prima volta.

Damien Chazelle ha anche tenuto una Masterclass insieme a Paolo Sorrentino, a Cinecittà. Perché il cinema, come dice lui stesso, fa da sempre parte della sua vita e non potrebbe essere altrimenti. Ecco che cosa ci ha raccontato.

Qual è stata la visione e l’idea che ha seguito nel fare questo film?

Quando ho iniziato a pensare al film mi affascinava l'idea di raccontare l'evoluzione di questa città, Los Angeles, nel mezzo del deserto, dove avevi la sensazione che nulla accadesse e dove c'erano solo una manciata di fattorie, mucche e alberi d'arancio, in mezzo a distese di vuoto.

Ecco volevo mostrare come nel giro di pochi anni, 20 o 30, si fosse invece trasformata in una delle città più grandi al mondo creando una delle industrie più redditizie negli Stati Uniti e nel mondo intero. Da un punto di vista visivo volevo cercare di spiegare come questa esplosione economica e creativa avesse avuto inizio e per questo il film stesso doveva sembrare a sua volta esagerato, esplosivo, dirompente. Volevo che il pubblico sentisse quell'energia e quella follia che credo sia stata necessaria nel processo di evoluzione di Hollywood che è stato così rapido e per certi aspetti mostruoso.

Che importanza hanno i “sogni” nella sua vita e nei film che realizza?

Il sogno, nei miei film e nella mia vita, è fondamentale. Credo di aver iniziato a sognare da quando ne ho memoria, ossia da sempre. Però ci sono varie dimensioni del sogno: quando usi questa parola pensi spesso alla luce e a qualcosa di positivo ma in questo film in particolare ho voluto guardare alla parte più scura dei sogni e di come possano trasformarsi in incubi, magari anche esistendo insieme.

Nel film scopriamo la Hollywood del passato. Conosciamo la Hollywood del presente quindi le chiedo che Hollywood prevede ci sarà in futuro?
È difficile prevedere il futuro di Hollywood. Quello che ho imparato dalla storia è che tutto è in continua evoluzione ma allo stesso tempo la storia ci insegna che le cose fondamentali non cambiano mai. Quando sul set giravamo scene di gente che faceva altrettanto sui set degli anni ‘20, a volte ero stupito da come le cose fossero diverse oggi rispetto ad allora, perché non c'erano regole, c'era solo libertà e la gente davvero poteva morire mentre girava.

Allo stesso tempo però alcune cose mi lasciavano senza parole perché rivedevo dinamiche che si ripetono anche ora. Quando con la troupe di oggi riprendevamo attori che giravano scene sui set di un tempo, beh, riflettevo sul fatto che allora come oggi facciamo tutti la stessa cosa, ossia accendere la telecamera davanti a un attore o a una cosa e cercare di esprimere delle emozioni attraverso le immagini. Ecco, in questi anni questo aspetto non è mai cambiato e trovo che ci sia una bellezza insita in tutto questo. Però se penso a Hollywood come a un'industria che produce soldi, allora sì, certo, questa industria continua e continuerà a cambiare.

Come sono stati sul set Margot Robbie e Brad Pitt?

Era la prima volta che lavoravo con Margot (Robbie) e ti assicuro che sia io che il resto della troupe, ogni giorno sul set, rimanevamo senza parole perché è una forza della natura e non riesci a non guardarla. Credo che questo sia il ruolo più intenso che abbia mai affrontato e Margot sapeva che l'unico modo per affrontarlo era non risparmiarsi, buttarcisi dentro! Questo ovviamente ha richiesto molto coraggio ed energia ed è stato davvero emozionante vederla al lavoro. Il ruolo che interpreta Brad invece è diverso, perché quando incontriamo il suo personaggio è già al top della sua carriera e trasmette grazia e calma. Poi nel corso del film le cose per lui cambiano e scopriamo la sua vulnerabilità e malinconia. Ho pensato che questi fossero aspetti insoliti affrontati da lui, perché tutti noi siamo abituati a pensarlo come ad una stella luminosa. Qui in Babylon invece credo abbia potuto far vedere un aspetto nuovo di se, più tenero, fragile e vulnerabile sotto l'attore invincibile e io credo che Brad sia stato molto bravo.

Cosa rappresenta il cinema per lei e che ruolo ha nella sua vita?

Il cinema è uno dei miei più grandi amori fin da quando ero bambino. È difficile spiegare da dove nasca davvero questo amore. Il cinema mi permette di fuggire in mondi inesplorati ma allo stesso tempo, spesso, mi aiuta a capire meglio il mio mondo interiore e le mie emozioni. Tra me e il cinema c'è una relazione quasi chimica perché esalta i miei sensi, le mie emozioni, non saprei... è come una droga e non ne posso fare a meno! Credo che se anche volessi fare altro e non guardare più film... beh, sono certo che non ci riuscirei. Ho bisogno del cinema!.

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