Guerra Russia-Ucraina, la lettera di Baryshnikov: "Gli ucraini lottano per tutti noi"

Spettacolo

Il ballerino e coreografo, leggenda della danza, ha scritto in una lettera a Le Figaro che non riesce a comprendere come le persone possano fidarsi di Putin né come si sia arrivati a questo conflitto. "Non varrei molto come combattente ma, quando gli ucraini avranno vinto, per me sarà un onore andare a ringraziarli per come hanno combattuto"

In una lettera esclusiva a Le Figaro, la leggenda della danza Michail Baryshnikov è tornato a schierarsi contro l'invasione russa dell'Ucraina. "Fin dall’inizio ho provato uno sgomento enorme e la certezza che sarebbe stato un conflitto sanguinoso e tremendo", ha scritto il ballerino e coreografo, che nacque in Lettonia quando faceva parte dell'Urss, aggiungendo di non riuscire a spiegarsi come si sia arrivati a questo punto. "Non varrei molto come combattente ma, quando gli ucraini avranno vinto, per me sarà un onore andare a ringraziarli per come hanno combattuto. In verità, non si stanno battendo soltanto per loro: si stanno battendo per noi tutti, che crediamo nelle società libere e aperte" (UCRAINA: GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE).

Il testo della lettera

Baryshnikov ha iniziato la lettera ricordando che da quasi cinquanta anni non vive più in Russia, ovvero da quando si rifiutò di tornare nell'Urss a seguito di una trasferta lavorativa. "Ho trascorso tutti questi anni della mia vita in una società libera, ma sono cresciuto in Lettonia, figlio di un ufficiale russo di quella che ai tempi era l’Urss. La mia famiglia prese parte a un’occupazione. Nonostante ciò, perfino la Lettonia occupata era più aperta e più europea della Russia di allora", ha ricordato il ballerino naturalizzato statunitense. "Ho capito subito che questa offensiva dell’esercito russo sarebbe stata più destabilizzante dell’annessione della Crimea e dell’insurrezione separatista nella regione del Donbass", prosegue la lettera. "Gli ucraini sono sempre stati amici, vicini, membri di famiglia – e lo sono ancora. Il rapporto tra popolo russo e popolo ucraino è una relazione fluida tra lingue, culture e frontiere. I due Paesi sono straordinariamente intrecciati tra loro, ma nella consapevolezza e con l’apprezzamento di sottili differenze culturali".

L'accusa a Putin

La leggenda della danza ammette di non riuscire a capire cosa possa aver spinto la Russia a invadere il Paese né i motivi per cui "alcune persone possano fidarsi e seguire leader come Putin, nonostante i russi stessi abbiano sofferto, nel corso della storia, per la sottomissione a regimi brutali e oppressivi". "Penso che Putin abbia risonanza in coloro che hanno paura", riflette. "Presumo che ciò procuri loro una sensazione di sicurezza, proprio come le leadership autoritarie fanno credere ai loro popoli di proteggerli", prosegue, ricordando tuttavia che l'ignoranza della storia e il fervore nazionalista non sono un'esclusiva di Mosca ma hanno cambiato anche il Paese in cui lui vive: gli Stati Uniti.

La raccolta fondi per i profughi

Nella lettera Bayshnikov dice di non poter fare molto per influenzare la politica ma "il meno" che può fare è aiutare quanti più profughi possibile. Per questo, scrive di essere onorato del fatto che lo scrittore Boris Akunin e l’economista Sergueï Guriev lo abbiamo invitato a partecipare al lancio del fondo 'True Russia'. "Ignoro se i cittadini russi vedranno questo soccorso umanitario, ma la magia del cyberspazio rende tutto possibile. Devono sapere quello che Putin sta facendo in loro nome", scrive rimarcando che questa non è una guerra solo tra Kiev e Mosca, ma coinvolge tutti coloro che credono nelle società libere e aperte.

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I precedenti

Baryshnikov si era già espresso contro l'invasione russa con un messaggio postato sui profili social del centro artistico che dirige a New York, dove vive da oltre 40 anni. "Gli artisti di ogni parte del mondo conoscono quanto la libertà politica, personale e artistica, sia essenziale per una società in salute e piena di vita. Questo è quello che il popolo ucraino vuole e che merita", si leggeva.

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