Il buco dell’ozono aumenta a causa dei gas vietati provenienti dalla Cina

Scienze
Immagine di archivio (Getty Images)

Lo rivela uno studio su Nature: dal 2013, le aree industriali a nord-est del Paese hanno emesso circa 7000 tonnellate in più di CFC-11, tra i responsabili della distruzione dello strato di ozono 

Sarebbe la Cina la nazione maggiormente responsabile delle emissioni di triclofluorometano (CFC-11), aumentate notevolmente dal 2013 con un conseguente aumento del buco dell'ozono. La sostanza, vietata dal protocollo di Montreal, proverrebbe infatti da alcune industrie cinesi situate a nord-est del paese, colpevoli quindi di un nuovo aumento nell’atmosfera di questo gas, dopo che i livelli avevano fatto registrare un calo fino al 2012. È stato un team dell’Università di Bristol a svelare il mistero riguardante le emissioni, di cui non si conosceva l’origine esatta: come spiegano i risultati di una ricerca pubblicata sulla rivista Nature, le rilevazioni effettuate hanno contribuito a fugare i dubbi.

Il gas vietato ancora in aumento dal 2013

Alla fine degli anni 80, il protocollo di Montréal inseriva il triclofluorometano nella lista dei clorofluorocarburi vietati, al fine di ridurre gradualmente la diffusione di questi gas, ampiamente utilizzati fin dagli anni 70 e responsabili dell’assottigliamento dello strato di ozono. Fino al 2012 i livelli di CFC-11 si erano ridotti in maniera costante, un trend che però si è invertito a partire dal 2013, spingendo gli scienziati a provare a comprendere le ragioni dietro questo nuovo aumento. Nonostante diversi indizi portassero a considerare l’Asia come responsabile di queste emissioni, risultava impossibile capirne la fonte esatta.

Le simulazioni dimostrano le emissioni dalla Cina

Come riporta il Guardian, il coautore dello studio Sunyoung Park ha affermato che “le nostre rilevazioni hanno mostrato picchi di inquinamento nell’aria proveniente dalle aree industrializzate della Cina”. Secondo il team di ricerca, infatti, una porzione compresa tra il 40 e il 60% di queste nuove emissioni di CFC-11 proverrebbe proprio dalla regione nordorientale del paese asiatico. Come rivelato alla BBC da Matt Rigby dell’Università di Bristol, autore principale, conducendo diverse simulazioni al computer i ricercatori hanno potuto farsi un’idea più precisa sulle quantità di gas emesse da specifiche aree e tra il 2013 e il 2017 la Cina avrebbe rilasciato nell’atmosfera circa 7000 tonnellate in più di triclofluorometano rispetto al periodo 2008-2012, per una crescita del 110%. Questo incremento, come sottolineano gli scienziati nello studio, sarebbe il risultato di una “nuova produzione e utilizzo di CFC-11” da parte della Cina, che starebbe quindi ignorando le condizioni poste dal protocollo di Montreal: resta da capire quali siano le aziende responsabili in modo da evitare un’ulteriore diffusione di quelle sostanze responsabili dell’aumento del buco dell’ozono. 

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