La missione di Cheops, il satellite dell’Agenzia Spaziale Europea
 che studierà esopianeti

Scienze
Immagine di archivio (Ansa)

L’obiettivo del satellite è quello di ottenere informazioni uniche sui pianeti esterni al Sistema Solare, utilizzando la strumentazione di bordo per calcolare le variazioni della luminosità di una stella madre per determinare poi densità e struttura interna 

A bordo del razzo Soyuz, lanciato poche ore fa dalla base di Kourou in Guyana Francese dopo un iniziale rinvio, c’è anche il satellite Cheops dell’Agenzia Spaziale Europea. La missione è volta a studiare i pianeti extrasolari e si avvarrà di un importante contributo italiano, proveniente dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). In particolare, Cheops viene definito un “misura pianeti”, compito che svolgerà rilevando con estrema precisione le variazioni della luminosità della stella madre davanti al quale l’esopianeta di turno transiterà. Gli scienziati si aspettano dal satellite informazioni importanti per migliorare le conoscenze riguardanti la formazione e l’evoluzione dei pianeti esterni al Sistema Solare.

Cheops, come agirà il “misura pianeti”

La missione Cheops durerà in tutto tre anni e mezzo, durante i quali il satellite osserverà oltre 7000 stelle. I primi dati arriveranno già il 7 gennaio, costringendo quindi i ricercatori a rimanere “ancora un po’ con il fiato sospeso prima di avere conferma che tutto funzioni come programmato”, come spiegato dalla direttrice Inaf di Catania Isabella Pagano. Cheops è stato sviluppato per fornire informazioni uniche, come la misura accurata delle dimensioni degli esopianeti, che darà modo di “determinare la densità e quindi la struttura interna”, spiega l’Inaf. Sarà così possibile capire se questi corpi celesti siano di roccia, gassosi o di ghiaccio, in maniera da stabilire se possano vantare condizioni tali da poter ospitare la vita.

Agenzia Spaziale Europea e Svizzera guidano caccia agli esopianeti

Cheops sarà in grado di misurare così precisamente le dimensioni degli esopianeti grazie alla propria strumentazione di bordo all’avanguardia, composta anche da un telescopio hi-tech che è stato progettato e realizzato in Italia. Utilizzando questa componente il satellite potrà rilevare le mini eclissi provocate dal passaggio di questi pianeti davanti alla propria stella madre, ottenendo poi le informazioni ricercate proprio dalle variazioni di luminosità causate. La missione Cheops, guidata da Esa e Svizzera, è la prima europea per la ricerca degli esopianeti e aprirà la strada a quelle successive, Plato e Ariel. I dati provenienti dal satellite permetteranno secondo Pagano “di comprendere la natura di questi mondi, i meccanismi che presiedono alla loro formazione ed evoluzione, quali di essi abbiano atmosfere da investigare in futuro con Elt, Jwst e Ariel per la ricerca di molecole interessanti e possibili traccianti della vita”. 

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