Una delle area più misteriose e antiche del pianeta rosso che, stando al parere degli esperti, potrebbe ospitare delle tracce di antiche molecole organiche
Mars, il rover americano realizzato per l’esplorazione di Marte, atterrerà sul cratere Jezero, il delta di un antico fiume.
Gli esperti sono giunti a questa conclusione dopo ben 5 anni di approfondite analisi e discussioni atte a individuare il luogo più idoneo all’atterraggio del robot della Nasa. Il cratere è stato selezionato tra oltre 60 alternative. La scelta della zona di atterraggio della missione segue di pochi giorni l’annuncio dell’Agenzia spaziale europea (Esa) e di quella russa, Roscosmos, che avrebbero selezionato Oxia Planum come sito di atterraggio di ExoMars. Il rover europeo dovrebbe decollare dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, tra il 25 luglio e il 13 agosto 2020, per poi raggiungere Marte probabilmente il 19 marzo 2021.
Anche il lancio di Mars è previsto all’incirca nello stesso periodo.
Gli obiettivi della missione americana 2020
La missione americana ha come obiettivo l’esplorazione e lo studio di Marte. Oltre a indagare l’eventuale presenza di forme di vita sul pianeta rosso, durante la spedizione verranno prelevati dal suolo dei campioni geologici che verrano successivamente analizzati una volta rientrati sulla Terra.
"Il sito di atterraggio nel cratere Jezero offre un suolo geologicamente ricco, con formazioni risalenti a 3,6 miliardi di anni fa che potrebbero rispondere a importanti domande sull'evoluzione planetaria e sull'astrobiologia", spiega Thomas Zurbuchen della Nasa.
Lo studio dei materiali presenti in quell’area potrebbe ampliare e stravolgere sostanzialmente le attuali conoscenze in ambito, svelando anche alcuni dei misteri che circondano il pianeta rosso.
Il cratere Jezero
Il cratere Jezero si trova nella zona occidentale della pianura di Iside (Isidis Planitia), un grande bacino da impatto situato a nord dell’equatore del pianeta. Una delle aree più misteriose e antiche di Marte che, stando al parere degli esperti, potrebbe ospitare delle tracce di antiche molecole organiche. I ricercatori si augurano di trovare segni di vita di organismi che popolavano il fiume un tempo presente nel cratere. "Raccogliere campioni di questa area così unica rivoluzionerà il modo in cui pensiamo a Marte e alla sua capacità di ospitare la vita”, spiega Zurbuchen.