Il buco nero Sagittarius A* è osservabile grazie alla realtà virtuale

Scienze
Immagine di archivio (Getty Images)

Un team internazionale ha sviluppato una simulazione che consente, grazie all’utilizzo di un visore, di conoscere da vicino l’oggetto situato al centro della Via Lattea 

I buchi neri rappresentano uno degli aspetti più misteriosi e al contempo affascinanti dell’universo, oltre essere un argomento particolarmente caro al fisico Stephen Hawking. Per rimediare all’impossibilità di un’osservazione diretta di questo fenomeno da parte dell’uomo, i ricercatori della Radboud University, olandese, e della Goethe University, in Germania, hanno collaborato allo sviluppo di una simulazione virtuale mirata a ricreare il buco nero Sagittarius A*, situato al centro della Via Lattea. Lo studio, non ancora approvato dalla comunità scientifica, è stato pubblicato sulla rivista Computational Astrophysics and Cosmology, e permette al grande pubblico di avvicinarsi a una materia spesso ritenuta troppo specifica e complicata.

Dall’addestramento spaziale al buco nero

La tecnologia della realtà virtuale consente di ricreare svariati tipi di ambientazioni: un’opportunità che l’Agenzia Spaziale Europea sfrutta ad esempio per addestrare i propri astronauti in vista delle missioni nello spazio. Allo stesso modo, il team di ricercatori internazionali ha utilizzato le conoscenze già a disposizione della comunità scientifica per sviluppare la simulazione del buco nero Sagittarius A*. Grazie al lavoro svolto, è sufficiente indossare uno dei classici visori per calarsi in una realtà virtuale a 360° che riproduce il misterioso oggetto, proprio come se ci si trovasse al suo interno.

I buchi neri spiegati al grande pubblico

La simulazione prodotta dai ricercatori grazie alla realtà virtuale ha allo stesso tempo un carattere scientifico e didattico. Da una parte, come sottolinea Jordy Davelaar della Radboud University, il lavoro “ricrea in modo molto realistico gli immediati dintorni del buco nero e ci aiuterà a capire come si comporta”. Inoltre, evidenziando come per l’uomo sia impossibile viaggiare fino a un buco nero Davelaar spiega che “visualizzazioni immersive come questa ci permettono di sapere di più su questi sistemi senza spostarci”. Ma il fascino della realtà virtuale si presta ad attirare anche un pubblico meno specializzato, compreso quello più giovane, nel tentativo di creare interesse verso l’astrofisica. Heino Falcke, tra gli autori dello studio, spiega infine che i grandi progressi compiuti dalla scienza consentono ora rappresentazioni molto più precise: “Adesso i buchi neri appaiono molto diversi da come ce li siamo sempre immaginati”. 

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