L’aurora boreale si sta spostando verso l’equatore. La vedremo in Italia in futuro?

Mikkel Breedveld ha preso parte, come ricercatore aggiunto del Centro Universitario alle Svalbard , alla ricerca intitolata “Movimento secolare del polo Nord magnetico e conseguenze sui confini aurorali” ed è a lui che abbiamo chiesto cosa dobbiamo aspettarci da questo fenomeno in futuro, visto che i dati raccolti a Hornsund ci dicono che qualcosa sta cambiando. Per chi è appassionato di aurore ma proprio a digiuno sul tema dal punto di vista scientifico, iniziamo a dire che l’aurora è generata da elettroni che viaggiano lungo il campo magnetico e che, alla fine, colpiscono atomi e molecole nell’alta atmosfera. La posizione dell’ovale aurorale è quindi ampiamente determinata dalla configurazione del campo geomagnetico. Stando così le cose, è giusto chiedersi se la posizione dell’aurora si sposti in risposta al movimento del polo magnetico… “Il polo magnetico già dagli anni ’90 si è mosso molto velocemente”, ci spiega Mikkel, “e solo recentemente, negli ultimi 10 anni diciamo, ha rallentato il suo movimento. L’idea dietro al nostro studio è capire come l’ovale aurorale, che è centrato attorno al polo, possa essere condizionato da questi movimenti. Quello che abbiamo notato fino ad ora è che sembra proprio esserci un lento ma costante spostamento sul lungo periodo dell’aurora, che non va di pari passo però con quello del polo. L’aurora si sposta davvero molto poco, dai 3 ai 6 km ogni anno per quello che abbiamo visto in questi ultimi 26 anni di stretta osservazione, quindi molto meno rispetto al movimento del polo magnetico che è invece di decine di km ogni anno”. Perché leggo spesso che il 2025 sarà un anno strepitoso per le aurore, ha qualcosa a che fare con questi spostamenti del polo magnetico? No, non ha a che fare con il nostro campo, ma con il sole a dirla tutta. Il sole sviluppa un suo ciclo di ‘super attività’ che si verifica ogni 11 anni, ed è durante questo undicesimo anno che le tempeste solari sono molto più forti e frequenti. C’è molto più materiale che viene spedito nello spazio e che raggiunge l’aria ed è così che abbiamo più aurore e più intense. Adesso ci troviamo in uno di questi periodi di picco quindi il fenomeno è molto forte e infatti impatta anche sull’ovale aurorale, anzi, lo influenza in modo molto maggiore rispetto a quello che può fare lo spostamento del polo magnetico, veloce o più lento che sia. Sono normali queste accelerazioni e rallentamenti nel movimento del polo magnetico o ci dobbiamo preoccupare? No, questa naturalmente non è una cosa che ci deve preoccupare perché i poli magnetici si muoveranno sempre e si sono sempre mossi, è una cosa che ha a che fare con i metalli liquidi che ci sono al centro della Terra, che si muovono e danno vita anche campo magnetico terrestre. Da quando il polo nord magnetico venne identificato per la prima volta nel 1831 vicino a una penisola al largo del Canada, si è sempre spostato apparentemente in modo casuale lì attorno. Continuamente. Se guardiamo alla storia geologica, negli ultimi 80 milioni di anni il pianeta ha cambiato polarità magnetica molte volte, quindi non c’è da preoccuparsi, è solo un fenomeno interessante da monitorare soprattutto per dare risposte necessarie alla società. In effetti, uno studio sui confini aurorali e sui cambiamenti nel campo magnetico locale alle Svalbard potrebbe, a prima vista, sembrare un esercizio puramente accademico. Da queste ultime parole capisco invece che ci sono interessi anche per la società, quali sono? Un campo magnetico in cambiamento ha un impatto diretto sulla navigazione e sull’infrastruttura alle Svalbard, ad esempio. I sistemi di navigazione e di volo sono basati sul magnetismo: le piste aeroportuali sono designate in base all’orientamento magnetico, così come le procedure di avvicinamento agli aeroporti. Con lo studio di questi fenomeni siamo in grado di calibrare le coordinate magnetiche che vengono fornite sulle mappe che devono essere revisionate e aggiornate regolarmente. I dati che noi raccogliamo sono costantemente aggiornati e, anche se non lavoriamo direttamente a questo, contribuiscono a creare un modello globale che viene pubblicato ogni 5 anni per scopi molto pratici.

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