Fly! Luce verde per John McFall

“Avere una disabilità fisica non costituisce più un limite al sogno di diventare astronauta; il progetto Fly! è una sfida ai preconcetti della gente rispetto a quello che le persone come me possono o non possono fare”. Parola di John McFall, primo parastronauta abilitato a volare nello spazio per una missione di lunga durata, dopo aver ottenuto il certificato di idoneità della commissione medica della Stazione Spaziale internazionale, il board di specialisti che dal 1998 stabilisce i criteri medici comuni tra le Agenzie spaziali che partecipano al programma ISS necessari per ottenere luce verde a volare a bordo dell’avamposto umano nello spazio a 400 km di distanza dalla Terra”. “Tutto quello che eccede i trenta giorni nello spazio viene considerato una missione di lunga durata e ha criteri diversi rispetto a quello che sta sotto il mese – spiega in conferenza stampa Alessandro Alcibiade, Flight Surgeon del programma Fly!, ed essere selezionati come astronauti non vuol dire in automatico ottenere la certificazione per volare a bordo della ISS”. “Durante lo studio a volte mi sono sentito vulnerabile proprio perché ero il primo – racconta il parastronauta – cosa mi ha sorpreso? Che la mia disabilità non è stata un tema per me né come atleta né come chirurgo, mentre in questo caso lo era perché dovevo dimostrare di essere in grado di volare nello spazio”. John McFall, di cui Sky Tg24 Insider ha già raccontato la storia, è stato selezionato nella nuova classe di astronauti europei alla fine del 2022. Solo due anni prima L’ESA era stata la prima agenzia spaziale al mondo a lanciare il Parastronaut Feasibility Project, ovvero uno studio di fattibilità del volo spaziale per astronauti con disabilità fisica, perché, come aveva sottolineato l’allora Direttore dell’Esplorazione Umana e robotica dell’Agenzia David Parker: “la diversità in ESA non deve riferirsi solo a origine, età, bagaglio culturale o genere dei nostri astronauti, ma anche a possibili disabilità fisiche”. Dopo un’indagine preliminare necessaria a stabilire quali fossero le disabilità compatibili con un’attività spaziale, era partita la ricerca dei candidati, fino alla scelta di John, chirurgo ortopedico e atleta paralimpico con una protesi a una gamba, dopo aver perso l’arto a seguito di un incidente in motorino durante un viaggio all’età di 19 anni. “Con questa certificazione che abilita McFall a partecipare a una missione di lunga durata a bordo della Stazione spaziale l’ESA fa la storia, allargando le opportunità di accesso allo spazio” commenta Daniel Neuenschwander, Direttore dell’Agenzia Spaziale Europea per l’esplorazione umana e robotica. “John ora è abile e arruolato per la Stazione e diventa, come tutti gli altri della sua classe, un astronauta in attesa di essere assegnato a una missione. Non possiamo dare date, sappiamo che la Stazione verrà dismessa entro il 2030, ma verrà sostituita da altre stazioni commerciali” continua il Direttore, che esclude per il momento la possibilità concreta di una missione di breve durata a bordo della ISS targata Axiom Space per McFall, pur ammettendo che ci sono trattative in corso tra l’Agenzia spaziale del Regno Unito e l’azienda aerospaziale privata texana. Nel frattempo John, al pari dei suoi colleghi di corso tra cui l’italiana Anthea Comellini, ha iniziato l’addestramento presso il Centro europeo per astronauti di Colonia, mentre il progetto Fly! è entrato nella fase Mission ready , che consiste nell’ottenere la certificazione per la protesi e gli eventuali pezzi di ricambio che McFall dovrà portare con sé nel suo viaggio oltre l’atmosfera: “tutto quello che viene trasportato a bordo della Stazione spaziale, che sia un computer, una macchina del caffè o una protesi deve ottenere una certificazione al volo e si tratta di un processo molto lungo e dettagliato, quindi gli ingegneri addetti alla sicurezza dell’Agenzia stanno lavorando assieme al produttore delle protesi per arrivare ad ottenere un’abilitazione in tempo utile per un’eventuale missione” spiega McFall mentre illustra anche il secondo obiettivo della fase attuale del programma, ovvero che tipo di ricerca scientifica possa essere condotta in orbita da un parastronauta “ la scienza resta sempre al primo posto, quindi lo scorso autunno abbiamo lanciato una call for opportunities dedicata a ricerche ed esperimenti scientifici e tecnologici che potrebbero essere condotti da un soggetto con disabilità come me, sempre con lo scopo ultimo, grazie all’attività svolta in orbita, di migliorare la vita delle persone sulla Terra. Abbiamo già ricevuto 17 proposte da 8 diversi Paesi, provenienti sia da università sia da aziende del settore” spiega John che poi aggiunge sul progetto “si tratta di qualcosa che non era mai stato fatto prima, il che non significa che non dovevamo provarci, e la reazione dei partner internazionali della Stazione è stato assolutamente positivo. Sono contento del cambiamento di mentalità introdotto da questo nostro studio. Quello che è importante sottolineare– spiega a Sky T24 Insider John McFall con il suo bel sorriso pieno di ottimismo “è che io sono un individuo con la sua disabilità e non rappresento tutta la popolazione dei disabili; alla fine, questo progetto che ruota attorno alla possibilità di farmi volare nello spazio deve servire a costruire un dibattito forte sulla disabilità, sfidando i preconcetti della gente e creando in futuro maggiori opportunità per le persone come me”.

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