Fertilità, entro il 2100 crollo della popolazione nel 97% del mondo

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I dati dello studio dell'Hme, pubblicati sulla rivista The Lancet, prevedono un tasso di fertilità nel 2050 inferiore a 2,1 figli per donna in tre quarti del mondo. In Italia, il valore scenderà a 1,09 nel 2100, confermando un trend che va avanti nella nostra penisola dal secolo scorso. Per i ricercatori, le conseguenze su economia e società saranno "immense"

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“Un mondo demograficamente diviso” è quello che, secondo i dati del programma di ricerca Grb (Global Burden of Disease, Injuries, and Risk Factors), ci aspetta entro il 2100. Lo studio, guidato da Stein Emil Vollset e Natalia Bhattacharjee dell’Hme, l’Institute fo Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington, e pubblicato sulla rivista The Lancet, presenta un futuro in cui il tasso di fertilità si ridurrà a tal punto che in quasi la totalità del mondo (il 97%, cioè 198 Paesi su 204) la popolazione crollerà. Uno scenario preoccupante, con un impatto significativo su economia e società.

I dati

Già nel 2050, il tasso di fertilità in tre quarti del mondo sarà inferiore a 2,1 figli per donna, la soglia che permette di sostenere nel tempo le dimensioni della popolazione. Faranno eccezione Samoa e Tonga in Oceania, Somalia, Niger e Ciad nell’Africa subsahariana e Tajikistan, nell’Asia Centrale. La tendenza opposta a questi sei stati si riscontrerà, invece, nel Buthan, nelle Maldive, a Puerto Rico, in Nepal, in Corea del Sud, nei Caraibi a Santa Lucia e a Taiwan. Nella nostra penisola, sarà pari a 1,18 nel 2050 e a 1,09 nel 2100.

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Vollset: “Cambiamenti sociali sconcertanti”

“Ci troviamo di fronte a cambiamenti sociali sconcertanti nel XXI secolo”, ha affermato Vollset. “Per molti versi, il crollo dei tassi di fertilità è una storia di successo, che riflette non solo una contraccezione migliore e facilmente disponibile, ma anche la scelta di molte donne di ritardare o avere meno figli, oltre a maggiori opportunità di istruzione e occupazione”, ha aggiunto il ricercatore, spiegando che “il mondo si troverà ad affrontare contemporaneamente un baby boom in alcuni Paesi e un baby bust in altri”. Per Vollset, “mentre la maggior parte dei Paesi si confronterà con le sfide economiche di una forza lavoro in calo e l'assistenza a una popolazione sempre più anziana, molti dei Paesi più poveri di risorse dell'Africa subsahariana si troveranno ad affrontare il problema di come sostenere la popolazione più giovane e in più rapida crescita del pianeta in alcuni dei luoghi più instabili dal punto di vista politico ed economico, sottoposti a stress termico e con sistemi sanitari in tilt”.

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Bhattacharjee: “Conseguenze immense”

“Le conseguenze sono immense”, ha commentato Bhattacharjee, che ha parlato anche della necessità di una “riorganizzazione delle società”, che deve passare, in particolare nell’Africa subsahariana, per “gli sforzi per ridurre gli effetti del cambiamento climatico, migliorare le infrastrutture sanitarie e continuare a ridurre i tassi di mortalità infantile, insieme alle azioni per eliminare la povertà estrema e garantire che i diritti riproduttivi delle donne, la pianificazione familiare e l'istruzione delle ragazze siano priorità assolute per ogni governo”.

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