Sanzioni nello Spazio, una minaccia per la stazione orbitante e le prossime missioni

Scienze

Marta Meli

Le misure scattate dopo l'invasione russa dell'Ucraina mettono a rischio anche le attività e i programmi delle agenzie spaziali, condizionando il lavoro degli equipaggi a bordo della stazione orbitante 

ascolta articolo

“Houston, abbiamo un problema”. Sì, perché la guerra in Ucraina  (TUTTE LE NEWS LIVE - GLI SCENARI - LO SPECIALE - I VIDEO) rischia di combattersi anche nello spazio, a 400 km sopra le nostre teste, a bordo della Stazione spaziale internazionale. Le sanzioni imposte ai russi mettono a serio rischio le operazioni a bordo dell’avamposto umano nello spazio, in orbita da oltre 20 anni e gestito in partnership da Stati Uniti e Russia, con Unione Europea, Canada e Giappone. Un esempio virtuoso di cooperazione tra le Nazioni che potrebbe trasformarsi in una situazione alla “separati in casa” per l’equipaggio che a bordo della stazione vive e lavora, impegnando l’80 per cento del suo tempo nella manutenzione dell’imponente struttura. Una squadra composta attualmente da 2 russi, tra cui il comandante Anton Shkaplerov, cosmonauta nato in Crimea, 4 americani e dall’astronauta tedesco targato ESA Matthias Maurer, la cui prevista conferenza stampa dallo spazio è stata prima annunciata e poi cancellata, vista la guerra, e visto anche il rischio di domande scomode.

Dopo le minacce lanciate su Twitter dal numero uno dell’Agenzia spaziale Roscomos  Dmitry Rogozin (“ Se bloccate la cooperazione con noi, chi salverà la Iss da un deorbit incontrollato che la faccia cadere negli Stati Uniti o in Europa?”) l’Agenzia spaziale europea in un comunicato ha preso atto della decisione da parte dei russi di ritirare il personale dallo spazioporto di Kourou in Guyana francese, con effetto immediato sui prossimi lanci di satelliti a bordo di razzi Soyuz.

Il lancio del rover verso Marte

L’Esa è stata costretta a mettere le mani avanti anche sulla missione Exomars 2022, sviluppata in collaborazione con i russi di Roscomos. Il lancio verso Marte del rover Rosalind Franklin dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan, previsto per l’autunno, viene giudicato ora altamente improbabile e la corsa al pianeta rosso degli europei rischia così di slittare di due anni (la prossima finestra di lancio utile sarà nel 2024) con pesanti ripercussioni sui costi. A gettare acqua sul fuoco ci pensa la Nasa, che conferma il programma di avvicendamento degli equipaggi a bordo della Stazione spaziale e il lancio in aprile da Cape Canaveral della missione Crew-4 con l’italiana Samantha Cristoforetti, che però perde il ruolo di prima comandante europea della Stazione, ufficialmente per una variazione nei tempi del piano di volo. Difficile capire se e quanto c’entri la guerra in Ucraina, certo è che per la geopolitica della stazione orbitante, che nei piani attuali dovrebbe restare in orbita fino al 2031, niente sarà più come prima. Nonostante il messaggio rilanciato su Twitter all’insegna della pace da un gruppo astronauti tra cui Luca Parmitano, che rimanda alle storiche parole del primo uomo a volare nello spazio, il russo Yuri Gagarin: "Guardando la Terra da lontano ti rendi conto che è troppo piccola per i conflitti e abbastanza grande per la cooperazione”. 

Scienze: I più letti