Scoperto in Siberia un misterioso cratere di 30 metri. È il nono dal 2013
ScienzeNon ci sono ancora certezze sull' origine di queste voragini, probabilmente dovuta a gas esplosivi. Ma c'è anche chi parla di Ufo
Nella tundra siberiana è stato scoperto quest’estate un cratere profondo 30 metri e largo 20, quasi perfettamente simmetrico. La Cnn riporta che si tratta del nono buco di questo tipo avvistato nella regione a partire dal 2013. Tra gli scienziati, oggi, sembrerebbe prevalere l’opinione secondo la quale questi crateri si sono formati in seguito all'esplosione di accumuli di gas metano, forse un effetto collaterale del riscaldamento delle temperature.
Le conseguenze dell’innalzamento climatico sul Permafrost
La Cnn racconta che l’enorme cratere è stato avvistato da una troupe televisiva russa che stava sorvolando la zona, inaspettatamente attratta dal fenomeno naturale che colpisce sia per le sue dimensioni che per la simmetria del perimetro. Gli esperti non sono affatto sicuri di come queste voragini si siano formate e prima di giungere alla teoria che il cratere sia collegato ad un accumulo esplosivo di gas metano, nel corso del tempo sono circolate diverse ipotesi. Spaziavano dall'impatto dei meteoriti al crollo di un deposito militare sotterraneo segreto, fino a un atterraggio Ufo. Tuttavia, per gli scienziati è più probabile che sia stato il permafrost – un tipo di terreno perennemente congelato – ad avere un ruolo centrale nella loro creazione, alla luce dell’aumento delle temperature delle ultime estati, compresa quella 2020. Il permafrost copre due terzi del territorio russo ed è infatti un enorme serbatoio naturale di metano, un potente gas serra.
La difficoltà nelle analisi
"In questo momento, non c'è una sola teoria accettata su come si formano questi fenomeni complessi" conferma Evgeny Chuvilin, scienziato dell'Istituto di Scienza e Tecnologia di Skolkovo Center for Hydrocarbon Recovery che ha visitato il sito dell’ultimo cratere scoperto per studiarne le caratteristiche. “È possibile che i crateri ci abbiano messo anni a formarsi, ma è difficile fare una stima – aggiunge Chuvilin alla Cnn – di solito appaiono in aree disabitate e in gran parte incontaminate dell'Artico, spesso nessuno li vede né li segnala”. “Ancora oggi – conclude - sono per lo più trovati per caso durante i voli di routine in elicottero, non scientifici, o da pastori di renne e cacciatori".