C'è vita su altri pianeti? Da uno studio nuovi strumenti per scoprirlo

Scienze
ESO/Y. Beletsky

Gli astronomi cercano di captare tracce aliene analizzando le firme biologiche dell’atmosfera degli esopianeti. Uno studio di Tor Vergata e Epfl, pubblicato su Pnas, offre un nuovo modello per interpretare quei risultati

Un modo per determinare l’esistenza di forme di vita su altri pianeti è quello di “leggere” la luce diffusa dall’ atmosfera degli esopianeti (i corpi celesti che orbitano attorno a una stella diversa dal Sole) alla ricerca di “firme biologiche”, ovvero gas come ossigeno, metano e azoto. Parte della luce che proviene dalla stella attorno a cui orbita l'esopianeta ha infatti interagito con la sua atmosfera e può fornire importanti indizi sui gas che essa contiene. Un team di scienziati dell'Università Roma Tor Vergata e dell'Ecole Polytechnique Fe'de'rale de Lausanne ha sviluppato un modello statistico che può aiutare gli astronomi a interpretare i risultati della “caccia” a questi segni di vita. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.

Calcolare la probabilità di vita nella nostra galassia

 

"Non sappiamo se la vita è comune nell'universo e non potremmo certo osservare tutti i mondi potenzialmente abitabili della galassia" spiega Amedeo Balbi, professore di Astronomia e Astrofisica presso il Dipartimento di Fisica di Tor Vergata. “Perciò – prosegue - ha senso pensare che nel momento in cui dovessimo trovare 'segni di vita' su un altro pianeta, diventerebbe più probabile che ne esista un gran numero nella galassia. Il modello sviluppato dall’ateneo capitolino trasforma questo presupposto intuitivo in un calcolo statistico. Usando la statistica bayesiana, particolarmente adatta a questo tipo di indagine, gli scienziati hanno calcolato la probabilità di vita nella nostra galassia in base al numero di firme biologiche rilevate: una, diverse o nessuna. “Dato il numero esiguo di pianeti che saranno probabilmente esaminati nel prossimo futuro e supponendo che la vita emergerà indipendentemente su ciascuno, lo studio ha dimostrato che se venisse rilevata anche una sola firma biologica, potremmo concludere, con una probabilità maggiore del 95%, – affermano gli autori – che i pianeti abitati nella galassia siano più di 100mila. D'altra parte – proseguono - qualora non venissero rilevate firme biologiche non potremmo necessariamente concludere che altre forme di vita non esistano altrove nella Via Lattea”.

 

L’ipotesi della “panspermia”

 

Gli scienziati – si legge sul comunicato dell'università Tor Vergata - hanno anche preso in considerazione l’ipotesi della “panspermia”, secondo la quale invece di emergere indipendentemente su ciascun pianeta, la vita potrebbe diffondersi tra pianeti vicini, ad esempio attraverso la materia organica o organismi microscopici trasportati su comete. Ciò implicherebbe che la probabilità di vita su un pianeta dipenda anche da quanto è lontano dagli altri.

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