Siccità in Africa, dai telescopi spaziali un sistema per prevederla

Scienze

E’ possibile grazie ad “Astrocast”, un modello predittivo che incrociando i dati provenienti dallo spazio può riuscire a prevedere l’arrivo della siccità anche con dieci settimane di anticipo, specie in particolari aree del continente africano, come il Kenya

Si chiama “Astrocast” ed è un programma in grado di prevedere con precisione i periodi di siccità nell’Africa orientale, anche fino a dieci settimane prima. Lo hanno messo a punto i ricercatori dell’Università del Sussex, in uno studio che è stato pubblicato sula rivista scientifica “Remote Sensing of Environment”.  Per arrivare a proporlo, utilizzando tecniche tipiche dell’astrofisica e grazie alla sinergia di un team interdisciplinare di data scientist composto da astronomi, matematici e geografi, gli esperti sono riusciti ad elaborare i dati provenienti direttamente dai telescopi spaziali per poi incrociarli con quelli statistici utili per prevedere le condizioni meteorologiche più estreme.

Il sistema di previsione

In Africa e in determinate aree come ad esempio il Kenya, le immagini satellitari sono già utilizzate per monitorare lo stato dei pascoli e determinare la salute della vegetazione. Si tratta, spiega anche il portale “Global Science" gestito dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), di zone colpite da siccità che possono anche danneggiare la popolazione e i raccolti. Dai satelliti giungono sulla Terra dati che vengono attentamente presi in considerazione per tentare di arginare il problema, analizzati tramite uno specifico indicatore, il Vegetation Condition Index (Vci). Le informazioni ricavate sono poi inoltrate alle autorità locali delle regioni interessate, grazie a sistemi di allarme rapido. Tuttavia, spiegano gli esperti, tali processi permettono di intervenire solo quando la siccità ha già creato danni. “Astrocast”, invece, consente alle agenzie umanitarie e alle autorità preposte “di essere proattivi quando si tratta di affrontare gli impatti delle condizioni meteorologiche estreme prevedendo i cambiamenti prima che si verifichino”, si legge sul sito dell’Università del Sussex.

I dati che arrivano dallo spazio

“In molti casi, i primi segni della siccità possono essere osservati sulla vegetazione naturale, che può essere monitorata dallo spazio”, ha spiegato il professor Pedram Rowhani, docente di geografia senior e cofondatore del progetto “Astrocast”. "Il nostro approccio misura il Vegetation Condition Index (VCI) passato e presente, un indicatore basato sulle immagini satellitari e spesso utilizzato per identificare le condizioni di siccità, per comprendere le tendenze e il comportamento generale del VCI nel tempo e per prevedere cosa potrebbe accadere nel futuro", ha spiegato l’esperto. Seb Oliver, professore di astrofisica e altro membro del team ha spiegato invece che “gran parte della ricerca astrofisica richiede l'elaborazione di dati provenienti da telescopi spaziali. Usiamo spesso statistiche all'avanguardia e approcci di apprendimento automatico per interpretare i dati astronomici. In questo caso, grazie ad Astrocast, siamo stati in grado di prevedere lo stato della vegetazione fino a dieci settimane in anticipo e con buoni risultati”, ha aggiunto.

godzilla_esa

approfondimento

“Godzilla”, la nube sahariana da record individuata dai satelliti

Scienze: I più letti