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Inaf, scoperti nuovi particolari dell’ammasso di galassie Abell 2255

Scienze

Gli astronomi, guidati dall’italiano Andrea Botteon hanno ottenuto immagini mai viste del corpo celeste distante un milione e mezzo di anni luce

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Sotto la guida di Andrea Botteon, un giovane italiano dell’Osservatorio di Leida, nei Paesi Bassi, un gruppo di astronomi internazionale ha osservato e studiato uno degli oggetti celesti più intricati del cielo nelle onde radio: l’ammasso di galassie Abell 2255. Tra loro c’erano ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e dell’Università di Bologna, dove Botteon aveva svolto il dottorato.

L’importanza dell’osservazione di Abell 225

Le immagini ottenute con il radiotelescopio europeo Lofar (Low Frequency Array) svelano particolari mai visti dell’emissione dell’ammasso di galassie Abell 2255 e aprono nuovi interrogativi e prospettive per il futuro della ricerca. In particolare, i risultati dell’osservazione – pubblicata sul The Astrophysical Journal  – potrebbero cambiare l’idea che gli astronomi avevano sugli ammassi di galassie. Gli astrofisici coordinati da Botteon hanno fotografato questo ammasso, distante circa un miliardo e mezzo di anni luce, ottenendo delle immagini con un dettaglio mai raggiunto prima. Le osservazioni mostrano infatti una grande complessità dell’emissione dell’alone ed è proprio questo ad aver sorpreso i ricercatori.

Nuove ipotesi sulla formazione degli aloni radio

“Abbiamo scoperto l’esistenza di numerosi filamenti all’interno dell’emissione dell’alone – conferma Botteon, principale autore dell’articolo che descrive lo studio - che non erano stati visti in precedenza, sia perché Lofar ha una sensibilità e risoluzione angolare molto più elevata dei radiotelescopi che hanno scrutato gli ammassi di galassie nel passato, sia perché i filamenti che abbiamo scoperto emettono la maggior parte della loro radiazione nelle onde radio di grande lunghezza d’onda, proprio quelle alle quali sono sensibili le antenne di Lofar”. Come si legge sul blog dell’Università di Bologna, gli astrofisici ritengono gli aloni radio ancora un enigma: l’ipotesi più accreditata sulla loro origine è che si formino in seguito a moti turbolenti innescati all’interno degli ammassi durante le collisioni fra gli ammassi stessi. Proprio in questo ambito le nuove osservazioni potrebbero fornire indicazioni preziose.

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La nuova immagine dell’ammasso Abell 2255 - Botteon et al., 2020 – Lofar