Telescopio italiano cattura i raggi gamma della Nebulosa del Granchio

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E’ stato possibile grazie alle avanzate tecnologie del telescopio pSCT, inaugurato nel 2019 presso l’osservatorio Veritas in Arizona, messe a punto dall’Inaf, l’Istituto Nazionale di Astrofisica e dall’Infn, l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare

C’è il marchio italiano nella cattura del segnale di raggi gamma, composto di particelle di luce ad altissima energia, proveniente dalla Nebulosa del Granchio, quello che rimane dell'esplosione di una grande stella distante 6.500 anni luce da noi, avvenuta nel 1054 d.c. Protagonista, infatti, è stato il telescopio pSCT, il più grande telescopio Schwarzschild-Couder, un prototipo dell’osservatorio di prossima generazione CTA (Cherenkov Telescope Array) che è riuscito a captare la sua prima sorgente gamma, proveniente da uno degli oggetti del cielo più brillanti alle alte energie. Questo risultato è stato possibile grazie a soluzioni tecnologiche innovative sviluppate in Italia dall’Inaf, l’Istituto Nazionale di Astrofisica e dall’Infn, l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

Il ruolo del telescopio italiano

Inaugurato il 17 gennaio 2019 presso l’osservatorio Veritas (Very Energetic Radiation Imaging Telescope Array System) in Arizona, negli Stati Uniti, il pSct ha registrato, nel corso della campagna osservativa condotta tra gennaio e febbraio di quest’anno, il suo primo segnale di raggi gamma, fotoni di altissima energia provenienti dalla Nebulosa del Granchio, così come spiegano proprio gli esperti dell’Inaf sul loro sito. La sua caratteristica è la presenza di due grandi specchi, di 9,7 e 5,4 metri di diametro, prodotti entrambi in Italia. “La rivelazione da parte del pSct della Nebulosa del Granchio rappresenta un risultato importantissimo per l’intera comunità dell’astrofisica gamma delle alte energie”, ha spiegato Riccardo Paoletti dell’Università di Siena, responsabile nazionale delle attività di Cta per l’Infn, “perché dimostra che le nuove tecnologie sviluppate e adoperate in questo telescopio permetteranno di studiare il cielo gamma con una precisione senza precedenti, aprendo le porte a nuove scoperte nell’astrofisica gamma per svelare ad esempio i misteri della fisica dei buchi neri e della materia oscura e rappresentando una nuova preziosa risorsa per l’astronomia multimessaggera”, ha detto l’’esperto.

Le potenzialità della strumentazione

Si tratta di una tecnologia, quella del telescopio italiano, che secondo gli esperti potrebbe consentire di catturare una radiazione gamma mille miliardi di volte più intensa di quella visibile, cioè con energia compresa tra 100 Gigaelettronvolt (GeV) e 10 Teraelettronvolt (TeV). Lo ha confermato anche Giovanni Pareschi, esperto dell'Inaf-Osservatorio di Brera di Milano, sceondo cui "la tecnologia a doppio specchio consente la focalizzazione delle immagini su una superficie ridotta rispetto a un telescopio delle stesse dimensioni a singolo specchio". Si tratta, dicono gli astrofisici, di un notevole passo avanti nell’ambito delle osservazioni che scrutano il cosmo più violento. “Il telescopio pSct conferma, assieme ai telescopi Sst, il potenziale delle nuove tecnologie sviluppate dall’Inaf e dell’Infn, che consentiranno alla comunità italiana di essere protagonista in Cta”, ha poi aggiunto ancora Patrizia Caraveo dell’Inaf-Iasf di Milano.

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