Ritrovati i resti della foresta più antica del mondo

Scienze
I resti della foresta (binghamton.edu/Charles Ver Straeten)

Appartenuti ad un insieme di alberi viventi circa 385 milioni di anni fa, durante il periodo Devoniano, sono stati ritrovati negli Stati Uniti da un gruppo di ricercatori della Binghamton University

Sono stati ritrovati i resti della foresta più antica del mondo, risalenti a circa 385 milioni di fa, grazie al lavoro di un team di esperti della Binghamton University e del New York State Museum, in collaborazione con l'università britannica di Cardiff. La scoperta, di cui si è discusso in un articolo apparso sulla rivista scientifica “Current Biology” è stata fatta all’interno di una cava di arenaria a Cairo, nello Stato di New York, e testimoniano la presenza di un fitto intreccio di piante che, stando alle ricostruzioni, si estendeva fino alla Pennsylvania. L'intricato sistema di radici fossili, hanno detto i ricercatori, è riuscito a dimostrare che la transizione verso le foreste moderne è iniziata molto prima del previsto, quasi 2 o 3 milioni di anni in anticipo rispetto a quanto ritenessero gli scienziati, che in precedenza avevano individuato in un’altra foresta fossile, quella di Gilboa situata a 40 chilometri di distanza dalla cava di Cairo, la foresta più antica di sempre.  

Le spiegazioni degli esperti

Mentre setacciavano i terreni fossili nella regione di Catskill, molto vicino a quella di Cairo, i ricercatori hanno scoperto l'ampio apparato di radici degli alberi, risalente al periodo Devoniano, il quarto dei sei periodi in cui è suddivisa l'era del Paleozoico. Come spiegato in un articolo apparso sul sito della Binghamton University, sebbene le piante da seme non siano apparse fino a circa 10 milioni di anni dopo rispetto la data della foresta ritrovata, i sistemi di radici scoperti mostrano la presenza di alberi con foglie e legno, entrambi comuni nelle moderne piante da seme. "Il periodo devoniano rappresenta un'epoca in cui la prima foresta è apparsa sul pianeta Terra", ha dichiarato l'autore principale della scoperta, William Stein, professore emerito di scienze biologiche alla Binghamton University. "Gli effetti sono stati di primo ordine in termini di cambiamenti negli ecosistemi, mostrandoci cosa successe sulla superficie e negli oceani, sulla concentrazione di CO2 nell'atmosfera e sul clima globale. A quel tempo si sono verificati così tanti cambiamenti drammatici a seguito di quelle foreste originali che, in sostanza, il mondo non è più stato lo stesso da allora”, ha spiegato l’esperto.

Le tipologie di alberi ritrovate

Stein e il suo team hanno identificato un sistema di radici che ritengono appartenesse a un albero simile ad una palma, chiamato “eospermatopteris”. Questa pianta, identificata per la prima volta nel sito di Gilboa, la prima foresta scoperta prima di quella di Cairo, aveva radici relativamente rudimentali. La pianta probabilmente occupava molti ambienti, spiegando la sua presenza in entrambi i siti. Ma le sue radici avevano un raggio relativamente limitato e probabilmente vissero solo un anno o due prima di morire e di essere sostituite da altre radici che avrebbero occupato lo stesso spazio. I ricercatori hanno anche trovato prove di un albero chiamato “archaeopteris”, che condivide una serie di caratteristiche con le moderne piante da seme. Sebbene durante la riproduzione quest'albero si comportasse più come una felce, rilasciando spore nell'aria invece di formare semi, si è dimostrata la prima pianta conosciuta a formare foglie e la sua concentrazione ha permesso la nascita di grandi foreste. I ricercatori sono stati sorpresi nell’individuare anche i resti di un terzo apparato radicale nel suolo fossilizzato del Cairo, appartenente ad un albero che si ritiene esistesse solo durante il periodo carbonifero, appartenente alla classe “lycopsida”.

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