I promettenti risultati ottenuti sui topi dal trattamento che combina due vaccini aprono la strada alla sperimentazione umana entro due anni per combattere l’Alzheimer. La terapia contrasta l’accumulo delle proteine che causano la neurodegenerazione
Il decennio appena iniziato potrebbe segnare la svolta per il vaccino contro la demenza, che ha dato risultati molto positivi nei test condotti sui topi e dovrebbe essere sperimentato sull’uomo entro due anni. Gli animali coinvolti negli esperimenti erano stati geneticamente programmati per sviluppare il morbo di Alzheimer, ma il trattamento ha permesso di ridurre significativamente le sostanze responsabili della neurodegenrazione alla base di queste patologie. I risultati pubblicati su Alzheimer’s Research & Therapy sono stati ottenuti da un team composto da ricercatori dell’Istituto di Medicina Molecolare e dell’Università della California, a Irvine.
Alzheimer, il possibile vaccino testato sui topi
Si chiama Advax CpG il vaccino contro demenza e Alzheimer che entro due anni sarà oggetto di test clinici sull’uomo, dopo quanto osservato sui topi geneticamente modificati. Il trattamento si basa sulla combinazione di due vaccini MultiTEP grazie a un adiuvante sviluppato dal professor Nikolai Petrovsky ed è stato somministrato agli animali programmati per sviluppare l’Alzheimer tramite un’iniezione mirata a colpire le proteine dannose che si accumulano nel cervello in questa forma di demenza. L’immunoterapia è infatti risultata efficace contro le placche di beta-amiloide e i grovigli di proteina tau, responsabili della neurodegenerazione e del conseguente declino cognitivo. In seguito alla somministrazione del vaccino, infatti, i topi hanno sviluppato una grande concentrazione di anticorpi specifici che hanno portato a un’importante riduzione di entrambe le sostanze.
Sperimentazione umana del vaccino anti demenza
Secondo gli autori dello studio, i risultati osservati sui topi legittimano “un ulteriore sviluppo di questa vaccinazione combinata basata sulla tecnologia MultiTEP per i test finali sulla malattia di Alzheimer nell’uomo”. Sono tante però finora le possibili cure che, pur sembrando promettenti, hanno poi fallito i test clinici, segno delle grandi difficoltà incontrate nel trovare un trattamento efficace contro le forme di demenza come l’Alzheimer. Per questa ragione, e in virtù della crescente diffusione della patologia, una cura preventiva potrebbe rappresentare uno dei più importanti progressi in ambito medico dei prossimi anni.