Tumore seno, alcune cellule rispondono alle terapie andando in letargo

Salute e Benessere
Tumore seno (Getty Images)

La scoperta si deve a un team di ricercatori dell’Imperial College di Londra, coordinato dall’esperto italiano Luca Magnani. Queste unità cellulari sarebbero in grado di riattivarsi negli anni successivi causando il ritorno della neoplasia 

Dalla ricerca scientifica arriva un’importante scoperta che in futuro potrebbe rivoluzionare le terapie contro il tumore al seno.
Un nuovo studio condotto da un team di ricercatori dell’Imperial College di Londra, coordinato dall’esperto italiano Luca Magnani, ha messo in luce una strategia, finora sconosciuta, talvolta adottata delle cellule tumorali del seno ormone dipendenti per resistere ai trattamenti oncologici. Alcune di queste cellule sarebbero in grado di cadere in una sorta di letargo, per poi ‘risvegliarsi’ anche dopo diversi anni. Si tratta di una scoperta di grande importanza in quanto sarà determinante, non solo per riuscire a valutare il rischio di recidiva, ma anche per sviluppare nuovi trattamenti ancor più mirati.

Analizzate 50mila cellule tumorali in provetta

Per compiere lo studio, pubblicato sulla rivista specializzata Nature Communications, gli esperti hanno analizzato oltre 50mila cellule tumorali in provetta. È così emerso che parte di queste unità cellulari ‘risponderebbero’ alle terapie oncologiche diventando letargiche, e non andando incontro a debellamento. Sarebbero, inoltre, in grado di riattivarsi negli anni successivi, causando così il ritorno della patologia. La scoperta spiegherebbe il motivo alla base dell’alta frequenza della ricomparsa della neoplasia, a vent’anni dal suo sviluppo, nelle pazienti trattate con terapie ormonali (il 30%).

Futuri sviluppi

La somministrazione di terapie ormonali, a seguito dell’intervento di rimozione del tumore al seno, dunque, non basterebbe per scongiurare il rischio di recidiva. Se è vero da un lato che le cellule del tumore del seno vengono ‘tenute in vita’ dagli ormoni femminili estrogeni, dall’altro, come suggerisce la nuova scoperta, il trattamento ormonale che si applica a posteriori della rimozione della neoplasia per bloccare gli estrogeni non sarebbe efficace contro tutto le cellule cancerogene.  Una delle prossime sfide della ricerca potrebbe essere quella di puntare alla realizzazione di trattamenti in grado di riattivare le cellule dormenti, una volta individuate con biomarcatori. Altri studi, inoltre, potrebbero andare in cerca di una metodologia in grado di prolungare il loro letargo. 

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