Tumori cerebrali, scoperta una terapia per i gliomi recidivi

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Agenzia Fotogramma)

Dai risultati di un nuovo studio emerge che la somministrazione settimanale del farmaco chemioterapico carboplatino ha determinato un controllo della malattia su oltre il 30% dei pazienti e una durata della risposta alla terapia superiore ai sette mesi 

I risultati di un nuovo studio di fase II, condotto da un team multidisciplinare di clinici dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, mostrano i benefici del chemioterapico carboplatino sui pazienti adulti con glioma recidivo in seguito a trattamenti chemioterapici standard. La ricerca, descritta nel dettaglio sulle pagine della rivista specializzata Journal of Neuro-Oncology, indica che la somministrazione settimanale del farmaco ha determinato un controllo della malattia su oltre il 30% dei pazienti e una durata della risposta alla terapia superiore ai sette mesi. Il carboplatino potrebbe dunque rappresentare una valida alternativa per chi non risponde alle cure nel trattamento dei tumori cerebrali. Grazie al farmaco, infatti, gli esperti dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena sono riusciti a rallentare la progressione della malattia in alcuni pazienti.

Cosa sono i gliomi?

I gliomi sono tumori eterogenei e aggressivi che si originano dal sistema nervoso centrale: si manifestano con sintomi simili a quelli di altre neoplasie cerebrali e in Italia hanno un’incidenza di 5-6 casi per 100.000 persone adulte all’anno. Esistono poche terapie per curarli ed è per questo che i risultati dello studio pubblicato sul Journal of Neuro-Oncology rappresentano un importante passo avanti. Alessandra Fabi, oncologa dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e prima autrice dello studio, spiega, infatti, che le persone colpite da una recidiva di glioma dispongono di limitatissime opzioni terapeutiche. “Possiamo quindi ritenere molto soddisfacenti i risultati dello studio da noi condotto, che dimostrano i benefici clinici e la tollerabilità di una terapia a base di carboplatino in pazienti che hanno terminato il vantaggio e sono resistenti ai chemioterapici di prima e seconda linea per questa patologia: temozolomide e nitrosouree", dichiara l’esperta.

L’utilizzo prolungato dei cellulari non aumenta il rischio di tumore

Dal nuovo Rapporto Istisan 'Esposizione a radiofrequenze e tumori’, pubblicato da poco sul sito ufficiale dell’Istituto superiore di sanità (Iss), emerge che non esistono prove scientifiche relative al legame tra l’utilizzo prolungato degli smartphone e l’aumento del rischio di sviluppare tumori nelle aree maggiormente esposte alle radiazioni durante le telefonate. Il documento, basato su una meta-analisi di studi condotti dal 1999 al 2017, è stato realizzato grazie alla collaborazione tra Iss, Arpa Piemonte, Enea e Cnr-Irea. 

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