Scoperti gli interruttori del buon riposo

Salute e Benessere
Sonno (Getty Images)

Un team internazionale di ricercatori, coordinato dall’Università della California Meridionale (Usc), è riuscito a individuare e a mappare in 3D due recettori della melatonina dalla struttura finora sconosciuta 

L’orologio biologico grazie alla ricerca scientifica ha sempre meno segreti.
L’ultima scoperta del settore preziosa per comprendere i meccanismi che regolano il ciclo di sonno e veglia si deve a un team internazionale di ricercatori coordinato dall’Università della California Meridionale (Usc).
Gli esperti sono riusciti a individuare e a mappare in 3D gli interruttori della buonanotte: due recettori della melatonina dalla struttura finora sconosciuta.
Questo grande risultato apre la strada a una nuova generazione di terapie potenzialmente più efficaci contro i disturbi del sonno e tutte le patologie associate a un cattivo riposo.

Gli interruttori del riposo: MT1 e MT2

Per compiere lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, i ricercatori sotto la guida di Linda Johansson e Benjamin Stauch, sono riusciti a “isolare e purificare” MT1 e MT2, due recettori della melatonina con una struttura particolarmente complessa.
Per farlo si sono serviti di una specifica tecnica che ha permesso loro di realizzare un grande numero di scatti di molecole e atomi in movimento, che uniti hanno svelato la struttura di MT1 e MT2.
Grazie ai laser a raggi X dello Slac National Accelerator Laboratory negli Stati Uniti, gli esperti sono così riusciti a mappare in 3D le due proteine super complesse.
La scoperta “permetterà di realizzare farmaci migliori, molto più specifici e selettivi e quindi con meno effetti collaterali”, spiega Tullio Pozzan, direttore del dipartimento di Scienze Biomediche del Cnr.

La melatonina e i meccanismi che regolano l'orologio biologico

MT1 e MT2 sono delle proteine in grado di legarsi alla melatonina, l’ormone, prodotto dalla ghiandola pineale, un’area alla base del cervello, in grado di regolare il ciclo del sonno e della veglia.
I risultati dello studio saranno dunque fondamentali per comprendere alcuni dei meccanismi che regolano l’orologio biologico di ogni persona. È, tuttavia, importante non sottovalutare il ruolo svolto da diversi fattori esterni, in grado di alterare il ‘ritmo’ dell’orologio, come lavorare di notte, viaggiare frequentemente attraverso i fusi orari e trascorrere diverse ore davanti al computer.
"Questo studio sarà sicuramente utile per nuove cure legate ai disturbi del sonno mentre per altre malattie come tumori e diabete di tipo 2 gli effetti sono ancora molto discussi, la letteratura scientifica in merito è vastissima”, spiega Tullio Pozzan.

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