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Influenza aviaria, c'è il rischio di una nuova pandemia? Cosa sappiamo

Salute e Benessere
©Ansa

Mentre aumentano in Italia i casi tra i volatili, la morte di una bambina di 11 anni in Cambogia e l'infezione del padre destano le preoccupazione. È tuttavia appurato che al momento non sia possibile un contagio tra essere umani

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Si era ammalata il 16 febbraio scorso, morendo qualche giorno dopo in ospedale, la bambina di 11 anni cambogiana positiva all'H5N1, uno dei sottotipi dell'influenza aviaria. Infettato anche il padre, che tuttavia non ha riportato sintomi ed è già stato dimesso, mentre sono da verificare le condizioni di una donna cinese di 53 anni colpita dal virus. Casi che preoccupano, anche se non si tratta di una novità, se è vero che negli ultimi 20 anni si sono verificate 458 morti per aviaria in tutto il mondo.

L'evoluzione del virus

Al di là dei numeri, ciò che spaventa di più di quanto avvenuto in Cambogia è il fatto che il virus si possa trasmettere da uomo a uomo, anche se la comunità scientifica ha subito smentito questa possibilità. Sia la bambina deceduta che il padre sono stati contagiati da un animale, considerando anche i numerosi decessi di volatili riscontrati nel loro villaggio. La situazione è comunque da monitorare, in Italia come nel resto del mondo i casi sono in aumento, e la possibilità che l'H5N1 possa mutare e rappresentare un pericolo importante non è da escludersi.

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Il salto di specie

Abbiamo imparato a conoscere la dicitura H5N1 da qualche tempo ormai, ma perchè questo sottotipo dell'influenza aviaria spaventa così tanto? I motivi sono da ricondursi alla facilità di contagio dimostrata tra volatili infettati, spesso privi di sintomi, e animali da cortile che vivono a contatto con l'uomo. Il virus è stato scoperto nel 1997 infatti, ma solo nel 2003 si è appurato come potesse contagiare anche l'uomo, comprendendo così come l'H5N1 riesca a compiere salti di specie, infettando ad esempio anche gatti e topi.

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La situazione ad oggi

Se la situazione rimane da monitorare, e l'effettivo aumento da due anni di casi in tutto il mondo con diversi salti di specie desta preoccupazioni, l'Oms ad oggi conferma che non c'è il rischio di una nuova pandemia. Il motivo è appunto legato al fatto che il virus non sia ancora in grado di trasmettersi tra esseri umani. Per ora quindi la comunità scientifica invita a prestare la massima attenzione, senza tuttavia cedere ad allarmismi.

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