Si tratta del più grande fenomeno di mortalità di massa di una specie volatile mai registrato in Italia. Potrebbe risultare rischiosa l'eventualità di un passaggio del virus a un'altra specie volatile
Nelle ultime due settimane, le rive del basso Garda si sono riempite di gabbiani morti. Subito sono iniziate le procedure sanitarie per la pulizia delle zone interessate ed il contenimento della diffusione dell'influenza aviaria. Calogero Terregino, direttore Centro referenza nazionale ed europeo influenza aviaria, dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, in un’intervista a Fanpage è stato lapidario fin da subito: "Il fenomeno dovrebbe finire presto. Stiamo monitorando che il virus non sia passato ad altre specie di volatili o a carnivori selvatici".
Fenomeno senza precedenti
"Stiamo assistendo ad un fenomeno di mortalità di massa senza precedenti in Italia. È la prima volta che accade per una sola specie in un determinato e breve lasso di tempo", spiega il direttore Terregino, "questi fenomeni si registrano soltanto nei paesi del nord Europa che solitamente sono i più colpiti". Potrebbe risultare rischiosa l'eventualità di un passaggio del virus in un'altra specie volatile, in quanto si innescherebbero nuove morie. "Il monitoraggio è esteso a quelli uccelli acquatici che convivono con i gabbiani ma fortunatamente, fino ad ora, non riscontriamo evidenze che ciò sia avvenuto".
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Controllo esteso agli animali carnivori
"Stiamo controllando anche che i carnivori selvatici non siano andati a contrarre il virus divorando le carcasse dei gabbiani” continua a spiegare Caologero Terregino. C’è anche la possibilità, infatti, che i carnivori, mangiando questi gabbiani, proprio come si è visto in altri focolai europei, possano infettarsi. “In Italia non è ancora mai successo, ma il nostro controllo si estende a volpi, faine, gatti selvatici, per approntare un modello di sorveglianza totale, come suggeritoci da alcune ultime note ministeriali proprio sul tema in oggetto" ha concluso Terrigno.