Perché continuare a guardare lo smartphone può renderti più distratto

Controllare in continuazione lo smartphone per accertarsi non ci siano nuove notifiche è ormai diventato un comportamento automatico per moltissime persone, tanto da rappresentare quasi una compulsione. Diversi studi recenti dimostrano come questa abitudine rischi di avere un impatto significativo sulle nostre capacità cognitive, sulle emozioni e sulle attività che svolgiamo tutti i giorni. In una recente indagine, il Washington Post ne riporta alcuni particolarmente allarmanti. Dati preoccupanti Una ricerca condotta dalla California State University Dominguez Hills mostra che gli adolescenti e i giovani adulti americani sbloccano tra le 50 e le oltre 100 volte al giorno il proprio smartphone e controllano lo schermo ogni 10-20 minuti durante le ore di veglia. Numeri che si avvicinano pericolosamente alla “soglia critica” di 110 controlli al giorno individuata da un altro studio della Nottingham Trent University e della Keimyung University, che secondo i ricercatori segnala un uso problematico e dannoso dello smartphone. È ormai noto da tempo che la dipendenza da smartphone non abbia solo una dimensione comportamentale, bensì anche neurochimica. Ad attivarsi sono infatti gli stessi circuiti neuronali di ricompensa associati a sostanze come alcool e droghe, creando un loop compulsivo e intensificando ansia e stress: controlliamo il dispositivo senza pensarci e proviamo una forma di astinenza quando non possiamo farlo. Non stupisce dunque che il 66% degli americani dichiari di guardare il telefono nei primi dieci minuti dopo il risveglio e che il 62% lo controlli prima di dormire. L’80% lo tiene infatti in camera da letto, spesso sul comodino, alimentando così il circolo di stimoli, notifiche e micro-interruzioni. Anche dai comportamenti degli italiani emergono dati simili, se non ancor più preoccupanti. Uno studio di NordVPN condotto l’anno scorso, mostra infatti che l’88% degli italiani porta a letto lo smartphone o altri dispositivi tecnologici, una percentuale seconda soltanto al Messico, tra i 16 Paesi considerati dalla ricerca, che arriva al 97%. L’Italia guida la classifica europea anche per numero di dispositivi tenuti sul comodino, con una media di tre. Pericolosamente distratti Gli effetti cognitivi di questo uso eccessivo sono significativi. Uno studio della Singapore Management University riportato dal Washington Post mostra che non è tanto il tempo totale trascorso sullo schermo a rappresentare il problema, quanto la frequenza dei controlli. Interruzioni continue portano a più cali di attenzione e vuoti di memoria: ogni sblocco richiede al cervello di cambiare rapidamente attività, deteriorando la capacità di concentrarsi sull’attività che si sta svolgendo. Ciò si riflette sulla vita sociale e lavorativa: secondo un sondaggio di Yougov, una percentuale significativa di americani ammette di controllare il telefono mentre mangia con altre persone, durante le uscite con gli amici o persino nel mezzo di un appuntamento romantico. Al lavoro, circa un quarto degli intervistati controlla il telefono almeno una volta durante una semplice riunione da 30 minuti. E queste distrazioni comportano un pesante costo cognitivo e produttivo: secondo una ricerca della University of California at Irvine, servono infatti in media oltre 25 minuti per recuperare pienamente la concentrazione dopo un’interruzione.

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Gianluca De Feo