Infezioni in piscina: cosa sapere e come difendersi da germi e batteri

Salute e Benessere
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Introduzione

Mentre in Italia si sta muovendo qualcosa, a livello legislativo, per tentare di arginare il fenomeno degli annegamenti nelle piscine, un tema interessante, visto il periodo, riguarda l’igiene di strutture come queste, prese d’assalto soprattutto nel periodo estivo. La Bbc, in un recente approfondimento, si chiede allora: “Parassiti e stafilococchi: quanto sono davvero igieniche le piscine pubbliche?”

Quello che devi sapere

Il ruolo del “Cryptosporidium”

  • Il nuoto, si legge, viene considerato per antonomasia come uno sport “altamente benefico” dato che offre un allenamento completo del corpo oltre ad un miglioramento cardiovascolare, con un basso impatto su ossa e articolazioni. Tuttavia, sebbene in occasioni piuttosto rare, le piscine sono state collegate a epidemie di malattie gastrointestinali e respiratorie. Ed è successo anche in strutture controllate e ben gestite. Intanto, con quali batteri si ha a che fare nelle piscine? Negli ultimi 25 anni, segnala ancora la Bbc, le piscine sono state spesso associate ad epidemie di malattie intestinali infettive trasmesse dall'acqua, specie in Inghilterra e Galles. Ed il principale responsabile è il “Cryptosporidium”. Si tratta di un parassita che può causare un'infezione intestinale che può durare anche fino a due settimane. Provocando diarrea, vomito e dolore addominale, con circa il 40% delle persone colpite che potrebbe avere una ricaduta dei sintomi dopo aver inizialmente debellato la malattia.

 

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Uno studio di settore

  • Per fortuna il più delle volte le malattie enteriche (quelle che causano diarrea e vomito) “scompaiono da sole nelle persone sane”, come confermato da Jackie Knee, professore associato presso l'Environmental Health Group della London School of Hygiene and Tropical Medicine. Tuttavia, un problema maggiore può esserci per bambini piccoli, anziani e le persone immunodepresse. Uno dei problemi può essere ingerire l'acqua della piscina, anche perché una serie di analisi suggeriscono che “una parte finisce comunque nel nostro organismo”, continua l’esperto. Uno studio del 2017 condotto in piscine pubbliche in Ohio, ad esempio, si è basato sull'analisi del sangue di 549 persone, tra adulti e bambini, dopo che avevano nuotato in piscina per un'ora. In media, gli adulti hanno ingerito circa 21 ml di acqua all'ora, mentre i bambini circa 49 ml all'ora. E, se ingerita, la probabilità che quest'acqua rappresenti un rischio di infezione varia a seconda dell'affluenza della piscina.

Uno studio di settore
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Le ore di punta

  • Un altro studio ha rilevato che è più probabile contrarre il “Cryptosporidium” quando si nuota nelle ore di punta. I ricercatori hanno analizzato l'acqua di sei piscine una volta a settimana per 10 settimane nell'estate di alcuni anni fa e hanno rilevato la presenza proprio di “Cryptosporidium” nel 20% dei campioni di acqua, e almeno una volta in ogni piscina. Due terzi di questi campioni d'acqua sono stati prelevati durante i periodi di maggiore affluenza della piscina, ovvero durante le vacanze scolastiche.

Altri batteri

  • Ma il Cryptosporidium non è l'unico elemento a cui prestare attenzione, ha sottolineato un altro esperto, Stuart Khan, professore e direttore della Facoltà di Ingegneria Civile dell'Università di Sydney in Australia. Le infezioni da batteri come lo Staphylococcus, ad esempio, possono infettare la pelle e c'è anche il rischio di contrarre infezioni fungine negli spogliatoi delle piscine, poiché questi agenti patogeni sopravvivono più a lungo in ambienti caldi e umidi. Un'altra comune infezione batterica che può essere contratta in piscina è l'otite, afferma ancora Khan, che di solito è causata dall'acqua che rimane a lungo nel condotto uditivo esterno. E, sebbene poco comuni, una minaccia è rappresentata anche da parassiti del gruppo Acanthamoeba che vivono anche nell'acqua e possono causare infezioni oculari, anche molto gravi.

Altri batteri
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L'inalazione

  • Le infezioni in piscina, tra l’altro, si possono contrarre anche per inalazione. Ad esempio, considerando il batterio della Legionella che può essere presente nelle piscine. Se inalato attraverso le goccioline d'aria, infatti, può causare un’infezione polmonare nota come “legionellosi”. Va detto però che le epidemie della maggior parte delle malattie infettive legate alle piscine sono rare. "Non vediamo molti focolai di malattie trasmesse dall'acqua nelle piscine pubbliche, il che significa che la disinfezione con cloro è spesso efficace”, dicono gli esperti.

L'importanza del cloro

  • In rari casi, prosegue l’approfondimento della Bbc, è possibile contrarre infezioni batteriche nelle piscine, ad esempio, a causa di agenti patogeni come Campylobacter, Shigella e Salmonella. Nella maggior parte dei casi questi batteri causano sintomi gastrointestinali come diarrea e crampi allo stomaco, oltre alla febbre. Tuttavia, possono anche portare a gravi complicazioni. Ma “fortunatamente, gran parte del rischio è mitigato dal cloro”, spiega ancora Khan. Virus come il norovirus – che può causare diarrea, nausea, vomito e mal di stomaco, tra gli altri sintomi – sono un po' più resistenti della maggior parte dei batteri. Ci sono state segnalazioni isolate di epidemie nelle piscine, tuttavia queste sono solitamente associate a guasti delle attrezzature o a livelli di cloro troppo bassi. Il virus, infatti, viene generalmente eliminato efficacemente proprio dal cloro. Dunque, per mantenere un efficiente livello di protezione contro virus e batteri, “una piscina deve essere ben controllata: ciò significa garantire che l'acqua abbia il giusto pH e la giusta alcalinità per consentire al cloro di essere efficace”, ha proseguito l’esperto. Inoltre, la quantità di cloro necessaria dipende dal numero di persone presenti in piscina in un dato momento. "Maggiore è la richiesta di cloro, maggiore è la quantità necessaria. C'è una vera e propria scienza dietro a tutto questo".

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Le normative in alcuni Paesi

  • In Europa le normative sulla manutenzione delle piscine pubbliche variano da Paese a Paese. Nel Regno Unito non esistono leggi specifiche in materia di salute e sicurezza, ma gli operatori devono rispettare quello che si chiama “Health and Safety at Work Act”. Negli Stati Uniti, le piscine possono essere regolamentate sia a livello federale sia statale. Ma, nonostante ciò, i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) statunitensi suggeriscono un codice di salute e sicurezza per le piscine.

Cosa possono fare i gestori

  • Va considerato, comunque, che "il parassita Cryptosporidium è estremamente tollerante al cloro", affermano ancora gli esperti. "La maggior parte degli altri agenti patogeni viene uccisa in pochi minuti, ma il Cryptosporidium rimane vivo e attivo per più di una settimana con normali livelli di cloro." Questo è dovuto proprio alla struttura del parassita. "Può formare spore, avvolgendosi strettamente e impedendo a qualsiasi cosa di entrare in contatto con l'esterno, il che lo rende resistente a molti agenti", sottolinea Khan. I gestori delle piscine possono utilizzare un coagulante e filtrare l'acqua – se dispongono di un sistema di filtraggio adeguato che non la filtri troppo rapidamente – oppure ricorrere alla "superclorazione", sottolinea ancora il docente. Quest'ultima consiste nell'aggiungere livelli di cloro molto più elevati all'acqua e lasciarla agire per un periodo di tempo più lungo.

Cosa possono fare i gestori
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La corretta gestione delle strutture

  • Proprio il CDC americano suggerisce che chi possiede una piscina può ridurre il rischio di infezione svuotando e sostituendo regolarmente l'acqua, mantenendo i livelli di cloro e pH entro determinati intervalli e pulendo le superfici della piscina per rimuovere eventuali residui. "Piscine adeguatamente mantenute, trattate correttamente e con operatori che sanno come intervenire in caso di contaminazione presentano un rischio minimo per la salute, in termini di rischio di malattie infettive", concludono gli esperti.

I consigli per prevenire infezioni

  • In definitiva ecco una serie di raccomandazioni per cercare di prevenire ogni problema. Sarebbe importante chiedere al gestore di una piscina (anche domestica) se l’impianto è dotato di sistemi di filtrazione e dosaggio automatico del cloro, i quali garantiscono una maggiore affidabilità rispetto al trattamento manuale. In generale, comunque, è sempre meglio evitare piscine con acqua torbida, schiuma in superficie, alghe visibili, odori forti di cloro e superfici viscide. La presenza di cartelli informativi aggiornati, docce funzionanti e pulizia generale sono segnali da considerare. Ma, in conclusione, basta seguire alcune semplici norme di igiene personale, come farsi la doccia prima di entrare in acqua, indossare sempre ciabatte, asciugarsi con cura, non condividere asciugamani o costumi, curare l’igiene intima, lavarsi bene le mani dopo il bagno e prima di mangiare. E, se possibile, evitare di deglutire l’acqua, usare occhialini o tappi per le orecchie, e non entrare in vasca in presenza di ferite, infezioni cutanee o disturbi intestinali.

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