Liposuzione, come eseguirla in sicurezza e dove. I consigli degli esperti a Sky TG24
Salute e Benessere“Purtroppo quello che è successo è che dinanzi a una domanda molto aumentata, corrisponde una grossa offerta di interventi low cost e altamente insicuri”, ha detto a Timeline il professor Pietro Lorenzetti. “L’accreditamento o l’autorizzazione all’esercizio non è una cosa burocratica, è una somma di requisiti che ogni ambiente sanitario deve avere e mantenere nel tempo”, ha aggiunto il vicepresidente di Fnomceo, Giovanni Leoni
Il tema della liposuzione è tornato centrale dopo che una donna di 46 anni, originaria dell'Ecuador, è deceduta quando è stata colta da un malore nel corso di una liposuzione. Una tragedia arrivata a pochi mesi di distanza da due episodi simili: nel novembre scorso a perdere la vita era stata la 22enne Margaret Spada nel corso di un intervento di rinoplastica, a marzo, invece, la morte di Simonetta Kalfus, 62 anni, arrivata nel corso di una operazione di liposuzione. "Purtroppo dinanzi a una domanda molto aumentata" di chirurgia estetica "corrisponde una grossa offerta di interventi low cost e altamente insicuri", ha detto a Timeline, approfondimento di Sky TG24, il professor Pietro Lorenzetti, specialista in chirurgia plastica. L’eventuale risparmio però, sottolinea l’esperto, "è un risparmio fittizio. Perché l’onorario del chirurgo resta lo stesso, si risparmia sulla sicurezza del paziente". Il problema è che "si mette a rischio la vita dei pazienti". Il professor Lorenzetti ha spiegato ancora che "la verità dei fatti è che ci sono dei rischi negli interventi. Non esiste chirurgia senza complicanze, la differenza tra un chirurgo onesto e uno non onesto è che il primo ti opera in una struttura idonea. E se c’è un problema, c’è un sistema di gestione e protezione che lo risolve".
Gli standard da rispettare
Il vicepresidente di Fnomceo, Giovanni Leoni, ha spiegato a Sky TG24 che “esistono degli standard qualitativi" da rispettare: "Fondamentale è il curriculum del medico che opera, che è chiaro per quanto riguarda le strutture accreditate con il Sistema sanitario nazionale, ben più difficile è nel far west di quella che è la medicina e la chirurgia privata". Secondo quanto spiegato da Leoni "l’accreditamento o l’autorizzazione all’esercizio non è una cosa burocratica, è una somma di requisiti che ogni ambiente sanitario deve avere e mantenere nel tempo. È inoltre fondamentale poter valutare la direzione sanitaria, cioè l’esplicitazione di chi è il medico responsabile della struttura". Secondo il professor Lorenzetti "è passato dagli anni 2000 in poi il concetto che la chirurgia plastica fosse una cosa semplice": servirebbe dunque "dal punto di vista legislativo, restringere in maniera drastica la possibilità di esercitare questa attività in qualche modo".
Il caso di Alcivar Chenche Ana Sergia
L’ultimo caso in ordine di tempo tra quelli citati all’inizio è avvenuto sabato pomeriggio, a Roma: la donna deceduta si chiamava Alcivar Chenche Ana Sergia, e potrebbe aver scelto quell'ambulatorio medico dopo una ricerca su internet, attirata dai costi bassi che proponeva e garantiva. A gestire la struttura, il dottore Jose Lizarraga Picciotti, cittadino peruviano di 65 anni, con precedenti per lesioni e ora indagato assieme all'anestesista (anch'egli con precedenti però non legati alla professione medica) e una infermiera per omicidio colposo nell'indagine avviata a piazzale Clodio. Secondo quanto accertato dalla polizia, la paziente è stata colta da malore dopo pochi minuti dall'avvio dell'intervento.

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Che cosa è successo
La donna ha subito uno shock, causato da "molteplici cause" non esclusa la somministrazione dell'anestesia, con perdita di conoscenza associata ad una marcata ipotensione. L'equipe avrebbe cercato di rianimare la donna senza immediatamente allertare i soccorsi. La situazione è però precipitata: dallo studio medico è stato chiesto l'intervento di una ambulanza privata con il medico a bordo e del 118. La corsa al policlinico Umberto I è, però, risultata vana. La donna è arrivata al pronto soccorso alle 20.32 in arresto cardiocircolatorio e già intubata: sul mezzo di soccorso è stata anche sottoposta a massaggio cardiaco da parte dell'anestesista che la accompagnava. In ospedale per oltre un'ora si è tentato di rianimarla ma inutilmente. Gli inquirenti hanno immediatamente posto sotto sequestro l'appartamento.
La struttura e i precedenti
La struttura, secondo quanto accertato, aveva ottenuto l'ultima autorizzazione, della durata di cinque anni, dalla Regione Lazio nel 2007: dal 2012 operava senza alcun attestato. Inoltre da alcuni accertamenti è emerso che il titolare aveva autocertificato di non eseguire nel suo studio interventi invasivi. Le verifiche punteranno a chiarire se nell'appartamento fossero presenti le attrezzature di primo soccorso a cominciare dal defibrillatore. Sulle cause della morte risposte arriveranno dall'autopsia. In base ai primi elementi investigativi, Picciotti risulta coinvolto in altri episodi: nel 2006 e nel 2018 è stato denunciato per lesioni da pazienti che si erano sottoposte a liposuzioni e interventi di chirurgia estetica.
