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Brain Rot, quali sono le cause del declino cognitivo e qual è il legame con i social

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I titoli di Sky Tg24 del 26 maggio, edizione delle 8
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I titoli di Sky Tg24 del 26 maggio, edizione delle 8
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Passare ore e ore a scrollare le pagine di Tik Tok o di altri social ha sicuramente degli effetti nocivi come: mal di testa, occhi arrossati e affaticati, la testa piena di contenuti a loop, spiega National Geographic, ma non quello del “declino mentale”

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È entrato a far parte del lessico delle nuove generazioni ma per molti il significato è ancora sconosciuto. Con Brain Rot, letteralmente marciume cerebrale, si intende il presunto declino mentale provocato dal troppo tempo trascorso a scorrere contenuti banali sui social. In realtà, come spiega dettagliatamente National Geographic, passare ore e ore a scrollare le pagine di Tik Tok o di altri social, ha sicuramente degli effetti nocivi, come mal di testa, occhi arrossati e affaticati, la testa piena di contenuti a loop, ma non quello del “brain rot”. A spiegare al mensile specializzato il perché è Andy McKenzie, un neuroscienziato che studia la conservazione funzionale del cervello presso l'organizzazione no-profit Apex Neuroscience in Oregon, che chiarisce che "il cervello non si decompone o, letteralmente, va in putrefazione, fino a dopo la morte".

Il decadimento del cervello

Il decadimento di un cervello quindi non dipende dal doomscrolling - lo scorrimento continuo online di testi, immagini e notizie drammatiche – che può certamente avere un impatto negativo sia sulla salute mentale che su quella fisica, ma di solito si tratta di cellule morenti e di agenti biologici. Il processo di decomposizione si avvia quando il cuore smette di battere, i polmoni smettono di respirare e il cervello smette di funzionare: il flusso sanguigno si interrompe e le cellule smettono di ricevere l'energia di cui hanno bisogno per vivere. "La cellula non vuole morire, ma si decompone passivamente", spiega McKenzie. “Le cellule che hanno un'elevata richiesta di energia dopo la morte, quando non c'è più energia in entrata, si degradano molto rapidamente", spiega Alexandra Morton-Hayward, antropologa forense dell'Università di Oxford. Nel giro di ore e giorni, questo è molto soggettivo e legato a diversi fattori personali, con la disgregazione delle cellule e delle proteine da parte degli enzimi, il cervello inizia a perdere la sua forma. L’aspetto del cervello cambia, le strutture increspate si disintegrano prima in una pasta e poi in una sostanza ancora più appiccicosa. "In genere, il cervello si liquefa entro i primi tre giorni", aggiunge l’esperta.

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