Giornata mondiale del disturbo bipolare, in Italia ne soffrono 600mila persone
Salute e Benessere
Introduzione
Circa 80 milioni di persone nel mondo e 600mila in Italia convivono con un disturbo bipolare. A dirlo sono i dati forniti dalla Fondazione Duedime in occasione della Giornata mondiale del disturbo bipolare, che ogni anno si celebra il 30 marzo. Una data non casuale, che coincide con l'anniversario della nascita del pittore olandese Vincent Van Gogh. Istituita per accendere i riflettori su una delle più complesse patologie psichiatriche, la ricorrenza punta a sensibilizzare la società su una condizione troppo spesso ignorata o stigmatizzata, facendo luce anche sulle esigenze di pazienti, famiglie e caregiver
Quello che devi sapere
Cos'è il disturbo bipolare
Il disturbo bipolare è una condizione nella quale si alternano “periodi di benessere, fasi depressive e fasi eccitative”, secondo la definizione dell'Istituto di Psicopatologia. Si tratta quindi di “una successione, ciclica e protratta nel tempo, di periodi di umore elevato o maniacale e di depressione”, spiega Leonardo Tondo, presidente del comitato scientifico Fondazione Duedime. Questa patologia è molto complessa poiché “l’alternanza di queste polarità può presentarsi con modalità e intensità molto variabili e anche l’intervallo che intercorre tra una fase e l’altra può differire in maniera sostanziale da individuo a individuo”, riferisce ancora Tondo
Come si manifesta il disturbo bipolare
Il disturbo bipolare può manifestarsi in modo diverso da individuo a individuo. Alcuni possono addirittura non esserne consapevoli e, per questo, la corretta individuazione della patologia e il trattamento spesso arrivano “dopo 5/10 anni dall’insorgenza dei primi sintomi, in occasione di crisi particolarmente acute”, spiega la Fondazione Duedime. A questa latenza contribuiscono anche i pregiudizi sociali riguardo il disturbo stesso e, in generale, nei confronti della salute mentale
Incidenza e cause
Il disturbo bipolare interessa una percentuale significativa della popolazione. Secondo le stime, citate dalla Fondazione Duedime, circa 80 milioni di persone nel mondo ne soffrono, mentre in Italia la prevalenza è stimata intorno all'1,5% della popolazione: si parla di circa 600mila pazienti. Come accade per altri disturbi psichiatrici, si tratta di una condizione multifattoriale, che deriva cioè da una combinazione di fattori ereditari, biologici, psicologici e ambientali. Per questo motivo, risulta spesso complesso il processo diagnostico
Il rapporto medico-paziente
La gestione del disturbo bipolare si basa quindi su “un'alleanza tra medico e paziente, che mette al centro l’ascolto e la psicoeducazione”. Da un lato, il paziente deve sentirsi “libero di esprimere le proprie sensazioni, le preoccupazioni e le esperienze legate al disturbo”. Dall'altro, il medico deve essere “empatico, ascoltare attentamente e fornire spiegazioni chiare sui trattamenti e i rischi associati”
“Le terapie sono efficaci e utili a prevenire ricadute”
Il disturbo bipolare quindi può essere gestito? Secondo Leonardo Tondo, presidente del comitato scientifico della Fondazione, la risposta è “sì”. “La maggior parte delle persone che hanno questo disturbo lavorano e sono pienamente inserite nel tessuto sociale. La condizione di cronicità del disturbo bipolare esiste, e si attesta intorno al 15%, però nella maggioranza dei casi le terapie sono efficaci e utili a prevenire le ricadute. Pertanto, le persone possono avere un tipo di vita regolare, che non li porti ad abbandonare lo studio o il lavoro, a pregiudicare le loro relazioni o rinunciare ai propri impegni”, spiega l'esperto
“Combattere pregiudizi e stigmi sociali”
Il World Bipolar Day nasce anche con l'obiettivo di combattere i pregiudizi che ruotano attorno al tema della salute mentale e, di conseguenza, anche ai disturbi psichiatrici. “Il pregiudizio e lo stigma sono le principali cause di una inadeguata aderenza alla terapia o dell’interruzione del trattamento. Assumere uno psicofarmaco, rivolgersi ad uno psichiatra, ad uno psicologo o ad un servizio pubblico per la salute mentale viene considerato al pari dell’ammissione di essere 'pazzo', inaffidabile, debole”, spiega Santo Rullo, medico psichiatra membro del comitato scientifico Duedime. “L’accettazione di un programma terapeutico viene spesso percepita come una vergogna da nascondere. La comunicazione senza giudizio è quindi fondamentale per abbattere queste barriere”, aggiunge
Il ruolo della famiglia
La famiglia e i caregiver possono svolgere un ruolo importante nel supporto del paziente. Secondo Marilia Bellaterra, psicoterapeuta relazionale sistemica della coppia la relazione tra chi soffre del disturbo bipolare e i suoi familiari è paragonabile al Kintsugi, cioè “l’arte giapponese del valorizzare, con lacche mescolate a polveri di metalli preziosi, le fratture di un oggetto. Dando loro il giusto rilievo, invece di nasconderle”, spiega l'esperta. “Si tratta di una 'cura' particolare, di un lavoro di pazienza, minuzioso, lungo, anche estenuante. Ma l’effetto è inestimabile”, aggiunge. “Un lavoro analogo, per un’anima, può trasformare il buio in luce, la vergogna in consapevolezza e in una nuova unità – irripetibile e speciale – i molti pezzi perduti”
La Fondazione Duedime
Nata nel 2023 per sensibilizzare la popolazione su questa patologia psichiatrica, la Fondazione Duedime punta anche a fornire supporto a pazienti e caregiver. Tra gli obiettivi, quello di richiamare l'attenzione sulla possibilità di “gestire il disturbo bipolare, evitando che si manifesti nelle sue forme più acute” e quello di informare ed educare i cittadini al superamento dei pregiudizi legati alla saloute mentale “affinché le persone affette da duisturbi superino il senso di isolamento e la paura di chiedere aiuto”. “Dobbiamo abbattere il muro della solitudine che spesso accompagna chi lotta con queste difficoltà, creare un sistema di supporto che non giudica ma informa, accoglie e ascolta”, afferma la presidente della Fondazione, Donatella Smoljko