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Influenza aviaria, l'allarme degli esperti: "Prepararci ora ad una potenziale pandemia"

Salute e Benessere
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I titoli di Sky Tg24 dell'11 marzo, edizione delle 8
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I titoli di Sky Tg24 dell'11 marzo, edizione delle 8
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Introduzione

Prepararsi e senza aspettare troppo per una potenziale pandemia di H5N1. E' questo l'appello lanciato da un gruppo di scienziati in una lettera pubblicata sulla rinomata rivista “Science”, preoccupati da una possibile svolta negativa dell'aviaria.

 

Il tema, sottolinea l’Istituto Superiore di Sanità in un focus approfondito sull’aviaria, è tornato in auge negli ultimi mesi, soprattutto per i diversi focolai che si stanno verificando negli Stati Uniti e che coinvolgono in particolare gli allevamenti di bovini da latte, con centinaia di casi negli animali e alcune decine di contagi nell’uomo, generalmente con sintomatologia lieve, associata per lo più a congiuntivite e talvolta a sintomi che coinvolgono le vie respiratorie superiori.

Quello che devi sapere

Il primo decesso umano

  • Il 6 gennaio scorso il CDC americano (Centers for Disease Control and Prevention) ha confermato il primo decesso in una persona ricoverata per influenza aviaria in Luisiana. Ed un caso nell'uomo era stato segnalato anche nel Regno Unito

 

PER APPROFONDIRE: È morto il primo malato grave di aviaria negli Stati Uniti

La situazione in Italia

  • E in Italia? “Al momento non si segnalano infezioni in allevamenti di bovini, mentre, come accade ormai da diversi anni, ci sono stati focolai in allevamenti di volatili analogamente ad altri paesi europei”, segnala l’Iss. Ma, entrando nel dettaglio, a Valsamoggia (Bologna) è stato “riscontrato un caso di influenza aviaria in un gatto”. L’animale, aveva sottolineato la Regione Emilia Romagna, “viveva a stretto contatto con il pollame di un piccolo allevamento familiare in cui era già stata individuata l’infezione aviaria che aveva comportato, come previsto dalla normativa, la soppressione di tutto il pollame presente”

La situazione in Italia

Cosa fare con gli animali domestici

  • Per gli esperti dell'Iss, "non si può escludere un rischio di possibile infezione, se pur considerato basso, per gatti o cani, se, per esempio, vivono a contatto con uccelli infetti". In quest'ottica sarebbe opportuno evitare, per quanto possibile, "il contatto con uccelli selvatici, in vita o deceduti, soprattutto in aree in cui è stata riscontrata la presenza di virus aviari ed evitare di alimentarli con carne cruda o altri prodotti, come le visceri, provenienti da allevamenti non controllati durante i periodi di circolazione virale"

Cos'è l'influenza aviaria?

  • Ma cosa si intende con il termine “influenza aviaria”? Sempre secondo gli esperti dell’Iss “si definisce una infezione virale che si verifica principalmente negli uccelli”. In particolare, “gli uccelli selvatici, soprattutto acquatici, sono il veicolo principale di diffusione di questi virus, che poi possono essere trasmessi, ad esempio, agli animali da allevamento, provocando danni economici ingenti, e, sporadicamente, all’uomo”. Tali virus aviari, viene aggiunto, “hanno una grande capacità di mutare e, recentemente, alcuni di questi ceppi virali sono stati trasmessi anche ai mammiferi, tra cui bovini, e animali da compagnia, in particolare gatti”

 

PER APPROFONDIRE: Influenza aviaria, un caso di contagio umano nel Regno Unito

I rischi per l'uomo

  • L’aviaria rappresenta un rischio anche per l’uomo? Secondo l’Istituto Superiore di Sanità “la maggior parte dei virus aviari è relativamente innocua per l’uomo”, sebbene vada detto che “qualche ceppo virale può presentare mutazioni che aumentano il potenziale di infettare altre specie, compreso l’uomo”. I casi umani, tra l’altro, “possono essere asintomatici o con sintomi lievi”, ma al momento “non c’è nessuna conferma della possibilità di una trasmissione da uomo a uomo dei virus aviari, e non sono stati riportati casi nell’uomo nell’Unione Europea”. Per gli esperti dell’ECDC, “ad oggi il rischio infezione per la popolazione generale è basso e può diventare moderato solo per i lavoratori o altro personale esposto in un allevamento in cui siano presenti casi confermati”

I rischi per l'uomo

L'appello degli scienziati

  • Ma torniamo all’appello degli scienziati di cui si parlava all’inizio e che ha interessato esperti di diversi atenei Usa e non solo. "Il virus ha attraversato specie e si è adattato a ospiti mammiferi, tra cui bovini da latte, causando un'esposizione diffusa e sporadiche infezioni nell'uomo. Sebbene la maggior parte dei casi sia stata lieve, questo virus dell'influenza aviaria può causare gravi malattie e dato il potenziale di diffusione dell'H5N1 è necessaria un'azione urgente per affrontare i gap nella preparazione”.  Ad oggi, infatti, hanno spiegato gli autori della lettera a “Science” ovvero Jesse L. Goodman, Norman W. Baylor, Rebecca Katz, Lawrence O. Gostin, Rick A. Bright, Nicole Lurie, Bruce G. Gellin , “la rapida disponibilità di un vaccino influenzale è fortemente limitata dalle tecnologie attualmente approvate, come i vaccini a base di proteine. La disponibilità del vaccino è inoltre rallentata dal tempo necessario per condurre valutazioni di immunogenicità ed efficacia e altri test sui lotti”

Il ruolo di governi ed enti regolatori

  • Inoltre, hanno proseguito “molte agenzie regolatorie non hanno le risorse e la capacità necessarie per valutare rapidamente ma in modo robusto i vaccini pandemici”. Stando così le cose e per semplificare lo sviluppo, la valutazione, la produzione e l'accesso ai vaccini, “l'industria, i governi e gli enti regolatori dovrebbero migliorare la collaborazione sulle nuove tecnologie, come i vaccini a mRna e i vaccini che utilizzano nuovi antigeni; allineare i percorsi e i requisiti normativi; modernizzare la valutazione dell'immunogenicità e gli strumenti di rilascio dei lotti”, hanno aggiunto

Il ruolo di governi ed enti regolatori

Gli obiettivi necessari per evitare la pandemia

  • "La considerazione dei rischi sociali ed economici derivanti sia da una pandemia che da potenziali mitigazioni dovrebbe essere integrata nel processo decisionale", hanno proseguito ancora gli autori della lettera in un altro passaggio. “E' inoltre richiesta un'analisi proattiva per prepararsi agli impatti sulle catene di fornitura per i vaccini, agli effetti sull'assistenza sanitaria e su altri settori. Per affrontare efficacemente questi gap, dovrebbero dunque essere finanziate e implementate con urgenza iniziative di preparazione alla pandemia”. Infine, hanno concluso, “i piani di risposta alla pandemia dovrebbero essere sottoposti a test approfonditi e trasparenti, durante i quali i Paesi dovrebbero condividere i loro programmi e guide d'azione e formare collaborazioni globali che incorporino diversi scenari di malattia e strategie di immunizzazione. Iniziative simili dovrebbero essere predisposte per affrontare le epidemie agricole in corso”. L’obiettivo dovrebbe essere quello di “migliorare la nostra prontezza ora” per “salvare vite e ridurre le interruzioni sociali ed economiche se l'H5N1 o un altro focolaio diventassero una pandemia"

 

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