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Hikikomori, i fattori scatenanti tra gli adolescenti in Italia. Lo studio

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I titoli di Sky Tg24 del 28 gennaio, edizione delle 13
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Una ricerca del gruppo Musa del Cnr-Irpps ha analizzato il fenomeno del “ritiro sociale” tra gli adolescenti, rivelando una significativa diminuzione dell'abitudine a trascorrere il tempo libero incontrandosi di persona con gli amici e un aumento dei "lupi solitari"

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Iperconnessione da social media, scarsa qualità delle relazioni sociali, bassa fiducia relazionale, vittimizzazione da cyberbullismo e bullismo, scarsa partecipazione allo sport e insoddisfazione per il proprio corpo. Questi sono alcuni dei fattori scatenanti l'”hikikomori” tra gli adolescenti italiani, quel fenomeno di ritiro sociale diventato più frequente dopo la pandemia di Covid-19. A individuarli è stato uno studio condotto dal gruppo multidisciplinare di ricerca “Mutamenti sociali, valutazione e metodi” (Musa) dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Cnr-Irpps). I risultati sono stati pubblicati sulle pagine della rivista Scientific Reports.

Lo studio nel dettaglio

La ricerca ha indagato l'eziologia del ritiro sociale, tramite un approccio di ricerca di tipo socio-psicologico, analizzando i dati di due indagini trasversali condotte nel 2019 e nel 2022 su studenti di scuole pubbliche secondarie di secondo grado, tramite la tecnica Capi (Computer Assisted Personal Interview). I campioni, rappresentativi a livello nazionale, includevano rispettivamente 3.273 e 4.288 adolescenti con un'età compresa tra 14 e 19 anni.

I profili degli adolescenti

Grazie all'uso di tecniche avanzate di modellizzazione statistica, sono stati identificati tre profili distinti tra gli adolescenti: le "farfalle sociali", "gli amico-centrici" e i "lupi solitari”. All'interno di quest'ultimo gruppo, è stato individuato un sottogruppo di adolescenti che non incontra i propri amici al di fuori della scuola. In particolare, dallo studio è emerso che questo sottogruppo è aumentato significativamente dopo la pandemia di Covid-19: dal 5,6% nel 2019 al 9,7% nel 2022. Si tratta, come spiegato dai ricercatori, dei cosiddetti “ritirati sociali”.
"Precedenti studi del nostro gruppo di ricerca avevano già chiarito le cause di alcuni effetti negativi del mutamento delle interazioni sociali accelerato dalla pandemia da Covid-19, che ha esacerbato la trasposizione delle relazioni umane verso la sfera virtuale", ha spiegato Antonio Tintori, tra gli autori dello studio insieme con Loredana Cerbara e Giulia Ciancimino del gruppo di ricerca Musa del Cnr-Irpps. "Si è visto in particolare che l'iperconnessione, ossia la sovraesposizione ai social media, ha un ruolo primario in questo processo corrosivo dell'interazione e dell'identità adolescenziale e successivamente del benessere psicologico individuale. L'iperconnessione è la principale responsabile tanto dell'autoisolamento quanto dell'esplosione delle ideazioni suicidarie giovanili”.

L'aumento dei "lupi solitari"

Dallo studio è inoltre emerso che nel mondo adolescenziale è significativamente diminuita l'abitudine a trascorrere il tempo libero faccia a faccia con gli amici. I "lupi solitari" sono triplicati in 3 anni, passando dal 15% al 39,4%. Sebbene il fenomeno sia leggermente più diffuso tra le ragazze, riguarda entrambi i sessi e non mostra differenze significative in base alla regione, alla tipologia di scuola frequentata o al background socio-culturale ed economico familiare, contrariamente a quanto si pensava in passato. “Questo indica con chiarezza che il problema sta diventando globale ed endemico”, hanno sottolineato gli autori. Ma quali sono le caratteristiche comuni di questi giovani? Una scarsa qualità nelle relazioni sociali (soprattutto con i genitori, in particolare con la madre), bassa fiducia relazionale (verso familiari e insegnanti), vittimizzazione da cyberbullismo e bullismo, iperconnessione ai social media, scarsa partecipazione a attività sportive extrascolastiche e insoddisfazione per il proprio corpo.

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La pressione sociale favorisce un senso di inadeguatezza

"Questi fattori, inoltre alimentati dall'influenza pervasiva delle pressioni sociali a conformarsi a standard anche estetici irraggiungibili, erodono l'autostima favorendo un senso di inadeguatezza nelle interazioni sociali con i coetanei", ha aggiunto Tintori. "Abbiamo, inoltre, constatato che coloro che già versano in uno stato di ritiro sociale presentano un uso più moderato dei social media: ciò apre all'ipotesi che, all'aumentare del tempo di isolamento fisico, ci si disconnetta gradualmente anche dalle interazioni virtuali, ossia ci si diriga verso la rinuncia totale alla socialità". Il fenomeno, secondo i ricercatori, potrebbe generare una vera e propria “emergenza sociale”. "Il nostro studio, oltre a fornire risultati utili alla comprensione della natura del problema, evidenzia l'urgenza di interventi educativi e formativi da rivolgere a genitori e docenti scolastici, nonché di sostegno per i giovani, ovvero un supporto specifico verso gli adolescenti che versano nelle condizioni più critiche", ha concluso il ricercatore.

Al via una nuova indagine sul ritiro sociale

Il gruppo di ricerca MUSA del Cnr-Irpps, tra i primi a studiare il fenomeno del ritiro sociale, sta ora portando avanti un'indagine longitudinale per rispondere alle domande ancora aperte e chiarire meglio i fattori che contribuiscono all'auto-isolamento. L'indagine, chiamata "Mutamenti Interazionali e Benessere", coinvolgerà per cinque anni migliaia di adolescenti tra studenti e studentesse delle scuole e analizzerà in dettaglio lo sviluppo comportamentale dei giovani nelle modalità di interazione e altri importanti aspetti relativi al benessere socio-psicologico.

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