Malattia in Congo, Andrea Gori: "Nessun allarme, dobbiamo monitorare"

Sono circa 400 i casi della malattia, che nella zona del Ponzi in Congo, sono stati segnalati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha fatto un primo punto sulla situazione sanitaria al confine con l’Angola. Il picco del contagio dovrebbe essere già alle spalle, a metà novembre, mentre la mortalità, la maggior parte nei bambini sotto i 15 anni, si attesta all’8%. Andrea Gori è il direttore del dipartimento di Malattie Infettive, dell’ospedale Luigi Sacco e dell’Università di Milano. Con lui facciamo il punto su cosa si sa fino ad oggi e su come il nostro paese si prepara gestire l’eventualità di un nuovo agente eziologico. “L’Italia ha tutti i protocolli necessari per gestire una situazione come questa. Per quanto riguarda la Regione Lombardia è da sempre attiva la rete infettivologica che si coordina con tutte le microbiologie del territorio ma anche con quelle delle altre regioni. Tenete presente però che al momento è giusto allertarsi, è giusto tenersi pronti, ma è davvero presto per un allarme. La persona che è rientrata dal Congo con febbre e anemia, si trovava a grande distanza dal luogo dove si è diffusa la malattia. Ci sono ancora troppi punti interrogativi.” Quali? “Non sembra essere una febbre emorragica. Ha colpito fino a ora 400 persone e la mortalità è dell’8%. Bisogna precisare che parliamo di bambini malnutriti che vivono in contesti estremamente diversi dai nostri e molto complicati. Si tratta di una zona rurale molto difficile da raggiungere. Per questo è improbabile che ci siano spostamenti da quelle zone. Siamo in un periodo di osservazione, non di allarme.” Quali ipotesi state facendo? “Che si tratti di una febbre emorragica come Ebola per ora è una ipotesi che è stata scartata, perché non ne ha le caratteristiche. Sembrerebbe, più verosimilmente, una sindrome che si trasmette per via respiratoria ma l’agente eziologico non è stato riconosciuto. Da sottolineare, ancora una volta, è il contesto che è molto diverso dai nostri. Non ci sono farmaci e non c’è assistenza appropriata. Il fatto che muoiano bambini malnutriti non è paragonabile all’Italia L’Oms ha fatto un primo bilancio ma non ha parlato di allarme, solo di attenzione e osservazione.” L’anemia è presente in tutti questi casi di decesso. È un sintomo che si può accompagnare a un virus o un batterio? “L’anemia si può accompagnare a infezioni gravi di tipo sia batterico che virale. Ma l’anemia è anche un segno di malnutrizione. Ci sono troppi fattori in gioco e troppe notizie frammentarie. Il quadro è ancora troppo poco chiaro. Parliamo, ripeto, di una zona particolarmente povera e disagiata del paese in cui è impossibile la corretta assistenza. Trarre delle conclusioni, esportabili sul nostro territorio, è davvero complicato.” Cosa ci dice il dato epidemiologico? “In questo momento l’allerta c’è solo su chi rientra dal Congo. Ma, ovviamente, ci dovrebbe essere una allerta maggiore su chi rientra proprio da quella area, che è al confine con l’Angola. In questo momento le autorità sanitarie del paese, insieme all’Oms, stanno cercando di capire meglio quale è l’agente eziologico e sono impegnate a circoscrivere la zona”. L’influenza aviaria preoccupa? “Sappiamo che è un virus influenzale di tipo A, che già da anni è sotto osservazione, perché è in grado di fare salti di specie. Quello che sappiamo è che è prevalente negli uccelli e nei polli dove ha una mortalità altissima, quasi del 100%. Sappiamo che ha fatto dei salti di specie. Il più importante negli Stati Uniti è stato quello nei bovini da latte e da quanto accaduto, sappiamo che è in grado di infettare gatti e topi. Il pericolo potenziale per l’uomo c’è. I rari casi di infezione nell’uomo non sono stati gravi però. In Vietnam qualche anno fa ci sono stati dei casi con una mortalità abbastanza sostenuta anche negli uomini. In America, invece, non ci sono stati invece casi gravi. Il problema è che fa salti di specie quindi va monitorato nel tempo.” Cosa ha insegnato il covid? Si è prreso coscienza della pericolosotà che possono avere questi patogenici in un mondo cosi globale con trasferimenti facili. Viaggiano uomini ali,enti merci. Abbiamo capito che la globalizzaizone può essere un fattore determinante anche per la diffusione della malattie. Cerchiamo di essere maggiormanete preparati nel controllare e preveneire eventuali fenomeni epidemici.

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