Nel 2023, l’Italia ha registrato 2.349 nuove diagnosi di Hiv, con un aumento rispetto al 2022 e un ritorno quasi ai livelli pre-pandemia. Oltre il 60% dei casi è stato diagnosticato tardivamente. Lo rivelano i dati del Centro operativo Aids dell'Istituto superiore di sanità
Ogni anno, il primo dicembre, si celebra la Giornata mondiale per la lotta all’Aids, un’occasione per riflettere sui progressi raggiunti e sulle sfide ancora aperte nella lotta a questa malattia infettiva causata dal virus Hiv. In Italia, i dati più recenti mostrano un aumento delle nuove diagnosi, riportando l’attenzione sulla necessità di sensibilizzare la popolazione e promuovere una maggiore prevenzione. Ecco la fotografia scattata dal report pubblicato dal Centro operativo Aids dell'Istituto superiore di sanità in vista della giornata mondiale 2024.
Diagnosi in aumento in Italia
Nel 2023, in Italia sono state registrate 2.349 nuove diagnosi di Hiv, un numero in crescita rispetto alle 2.140 del 2022 e vicino alle 2.510 del 2019, prima della pandemia di Covid-19. Lo scorso anno, segnalano gli esperti, si è tornati dunque "vicini ai livelli pre Covid". Inoltre, tra le nuove diagnosi, oltre il 60% è avvenuto in una fase tardiva, quando i linfociti CD4 erano inferiori a 350.
Uomini 30-39 anni i più colpiti
I maschi nella fascia 30-39 anni si confermano il gruppo con una maggiore incidenza di nuove diagnosi; mentre per le donne la fascia più colpita è quella tra i 20 e i 29 anni. "Questo trend è indicativo e va di pari passo con l'andamento delle altre infezioni a trasmissione sessuale, che sono in aumento soprattutto tra i giovani. È necessaria una maggiore sensibilizzazione sia sulle norme di prevenzione che sull'accesso al test: dal 2015 è in continuo aumento la quota di persone a cui viene diagnosticata tardivamente l'infezione da Hiv (con bassi linfociti CD4 o con Aids); nel 2023 due terzi degli eterosessuali, sia maschi che femmine, e più della metà degli Msm (men who have sex with men) scoprono di essere Hiv positivi quando il loro sistema immunitario è già compromesso (valori di linfociti CD4 bassi), un segno che il contagio è avvenuto da diverso tempo e che la malattia è in fase avanzata”, ha commentato Barbara Suligoi, direttrice del Centro operativo Aids.
Nonostante i progressi nelle terapie, aumentano anche i casi di malattia conclamata. Le nuove diagnosi, si legge nel rapporto, “sono state lo scorso anno 532, in aumento rispetto alle 444 dell'anno precedente (nel 2019 erano state 647)”.
Le regioni con la maggiore incidenza
A livello regionale, il Lazio registra il tasso di incidenza più alto con 5,5 nuovi casi ogni 100mila abitanti, seguito da Umbria ed Emilia-Romagna (5). L'incidenza minore invece si è vista in Veneto (1,1) e provincia di Trento (1,8). Per quanto riguarda le modalità di trasmissione, il maggior numero di nuove diagnosi (672) è stato riscontrato in uomini che fanno sesso con gli uomini (Msm), seguiti da maschi eterosessuali (414) e femmine eterosessuali (182).
L’importanza della prevenzione
Il principale motivo di accesso al test nel 2023 è stato la presenza di una "sospetta patologia correlata all'Hiv" o di sintomi associati al virus, registrato nel 35% dei casi. Seguono i comportamenti sessuali a rischio (19,6%). Infine, il 12,3% delle nuove diagnosi è emerso durante controlli di routine, screening o campagne informative.
"Anche se, soprattutto grazie alle nuove terapie, l'Aids non rappresenta più l'emergenza sanitaria di qualche tempo fa, non dobbiamo spegnere i fari su questo problema. Occorre lavorare sulla prevenzione, soprattutto tra i giovani”, ha concluso Anna Teresa Palamara, che dirige il Dipartimento malattie infettive dell'Iss.
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