Alzheimer, nuove speranze da uno spray nasale a base di un farmaco sperimentale
Salute e BenessereI ricercatori dell'Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma hanno individuato un nuovo bersaglio terapeutico, l'enzima zDHHC7. La scoperta, pubblicata su Pnas, apre la strada a potenziali nuovi trattamenti contro la malattia
La ricerca contro l’Alzheimer non si ferma. Sebbene una cura definitiva per la forma più comune di demenza in età avanzata non sia ancora stata trovata, una recente sperimentazione su modelli animali ha individuato un nuovo bersaglio terapeutico, aprendo la strada a potenziali nuovi trattamenti contro l’Alzheimer. Un team di ricercatori dell'Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma ha sviluppato uno spray nasale a base di un farmaco sperimentale che si è dimostrato in grado di bloccare il declino cognitivo e il danno al cervello in animali affetti dalla malattia. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Pnas dal gruppo di Claudio Grassi e Salvatore Fusco, in collaborazione con l'Università di Catania.
Un enzima al centro della scoperta
Il farmaco sperimentale, testato su modelli animali, ha mostrato di poter bloccare l’attività di un enzima specifico, lo zDHHC7 (noto anche come S-aciltransferasi) che contribuisce all'accumulo nel cervello di beta-amiloide, una proteina associata al deterioramento delle funzioni cognitive. Lo studio è partito da una scoperta chiave: nel cervello di persone decedute con Alzheimer, i ricercatori hanno riscontrato un eccesso di zDHHC7. È emerso inoltre che, maggiore era la concentrazione di questo enzima, più grave risultava il quadro cognitivo del paziente in vita. Questi risultati hanno spinto gli scienziati a sviluppare e testare nuove terapie mirate contro l’enzima.
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I risultati dello studio nel dettaglio
Alla base dello sviluppo dell’Alzheimer vi sono alterazioni a carico di alcune proteine, tra cui la beta-amiloide, che tende ad aggregarsi e accumularsi nel cervello, formando ammassi tossici. Come spiegato dai ricercatori, questo processo è favorito da una modifica biochimica, l'aggiunta di un particolare grasso che viene letteralmente agganciato da zDHHC a varie molecole, con una reazione detta di 'S-palmitoilazione'. "In questo lavoro abbiamo dimostrato che nel cervello, durante le prime fasi della malattia, si verifica un aumento dell'enzima zDHHC7 e che l'alterata S-palmitoilazione porta all'accumulo di proteina beta-amiloide", ha spiegato il team di ricerca. "I nostri dati dimostrano che nei cervelli post-mortem di pazienti vi sono elevati livelli di zDHHC7 e di S-palmitoilazione", ha sottolineato la prima autrice Francesca Natale. “I pazienti con bassi livelli di S-palmitoilazione totalizzavano in vita punteggi migliori alla scala di valutazione cognitiva in uso clinico”.
Prospettive future
Nei test condotti sui topi con Alzheimer, lo spray nasale a base di 2-bromopalmitato ha dimostrato di essere in grado di ridurre l’accumulo di beta-amiloide, fermare la neurodegenerazione, bloccare i sintomi tipici della malattia e migliorare la sopravvivenza degli animali. Tuttavia, come sottolineato da Grassi, “ad oggi, non sono disponibili farmaci in grado di bloccare selettivamente l'enzima zDHHC7” e il 2-bromopalmitato “non è ancora sufficientemente preciso” per essere testato sull'uomo, “ma testeremo nuovi approcci terapeutici facilmente traslabili all'uomo”. Questo obiettivo sarà perseguito grazie a un finanziamento di 890mila euro del ministero della Salute nell'ambito del bando Pnrr 2023.
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