Salute mentale dei dottorandi a rischio, +40% di farmaci psichiatrici: lo studio svedese
Salute e BenessereL’analisi ha esaminato il tasso con cui gli studenti di dottorato in Svezia hanno ricevuto prescrizioni di farmaci psichiatrici e sono stati ricoverati per problemi di salute mentale. I dati hanno rivelato che, in media, più a lungo durano gli studi di dottorato, maggiore è la necessità di ricorrere a tali servizi
Una recente indagine condotta in Svezia ha dimostrato che la salute mentale dei dottorandi è a rischio. L’indagine, pubblicata su Nature, si inserisce nel dibattito sul mondo accademico, finito recentemente nel mirino per l’aumento dei casi di depressione e ansia. Prima di approfondire è opportuno chiarire il punto: dalle indagini è emerso che il dottorato peggiora la salute mentale dei dottorandi non a causa dello studio in sé, ma per le sue dinamiche lavorative e para lavorative. Studi precedenti, insieme a numerose testimonianze, avevano già dimostrato come gli studenti di dottorato possano subire una pressione enorme per pubblicare, ottenere finanziamenti e trovare lavoro in un contesto altamente competitivo.
Lo studio svedese
L’analisi ha esaminato il tasso con cui gli studenti di dottorato in Svezia hanno ricevuto prescrizioni di farmaci psichiatrici e sono stati ricoverati per problemi di salute mentale. I dati hanno rivelato che, in media, più a lungo durano gli studi di dottorato, maggiore è la necessità di ricorrere a tali servizi. Al quinto anno di studi, la probabilità che i dottorandi necessitino di farmaci per la salute mentale aumenta del 40% rispetto all’anno precedente l’inizio del dottorato.
Secondo Wendy Ingram, fondatrice di Dragonfly Mental Health, un’organizzazione no-profit globale con sede a Bradenton, Florida, che si occupa di salute mentale nel mondo accademico, i problemi di salute mentale tra i dottorandi sono “sistemici e affliggono il mondo accademico da decenni”. Ingram sottolinea inoltre che “pochissimi studi hanno esaminato misure oggettive della salute mentale”, il che rende lo studio condotto in Svezia un contributo prezioso per affrontare un problema spesso sottovalutato.
Lo studio ha utilizzato dati amministrativi svedesi raccolti tra il 2006 e il 2017, tracciando oltre 20.000 studenti di dottorato prima e dopo l’inizio dei loro programmi. Questo ha permesso ai ricercatori di valutare l’effetto diretto degli studi di dottorato sulla salute mentale degli studenti, come spiegato da Eva Ranehill, economista comportamentale dell’Università di Göteborg e coautrice dello studio.
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L'utilizzo degli psicofarmaci
Una delle scoperte più significative riguarda l’aumento dell’uso di farmaci psichiatrici, come antidepressivi e sedativi, tra i dottorandi. Prima di iniziare il dottorato, gli studenti e le persone con un diploma di laurea magistrale usavano questi servizi con la stessa frequenza, mentre durante gli anni di studio, l’uso di tali farmaci tra i dottorandi è aumentato di anno in anno, raggiungendo il picco tra il quarto e il quinto anno, per poi diminuire nel sesto e settimo anno.
Le donne e le persone che avevano già fatto uso di farmaci psichiatrici prima di iniziare il dottorato risultavano essere le categorie più a rischio di ricevere nuove prescrizioni durante il percorso di studi. Analogamente è emerso che, sebbene all’inizio del dottorato i candidati facessero meno uso di servizi di salute mentale (psicoterapia e affini) rispetto alla popolazione generale, entro la fine degli studi i tassi erano sostanzialmente equivalenti.
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Ansia e depressione tra i dottorandi
Sono le dinamiche lavorative a incidere sulla salute mentale dei dottorandi. Per questo, gli autori dello studio si sono chiesti se anche altri ambiti professionali producono effetti analoghi. Alcuni sondaggi suggeriscono che i livelli di ansia e depressione tra i dottorandi siano più alti rispetto alla popolazione generale, ma secondo Ranehill è ancora presto per stabilire se queste condizioni siano più comuni nei dottorandi rispetto a coloro che lavorano in settori con richieste simili. “In futuro, inizieremo ad affrontare i diversi esiti di salute mentale tra i vari settori lavorativi, analizzando ulteriormente il set di dati svedese”, ha spiegato.