15enne suicida, genitori contro TikTok. L’esperto: "Legame tra social e disagio mentale"
Salute e Benessere ©GettyLa famiglia di una ragazza francese di 15 anni denuncia il social network: "Col suo algoritmo l'ha esposta a contenuti che hanno aggravato il suo malessere". Stefano Vicari, responsabile del reparto di Neuropsichiatria dell'ospedale Bambino Gesù, a Sky Tg24: "Assistiamo a un aumento esponenziale dei tentati suicidi tra i giovani, tra i fattori di rischio le dipendenze vecchie e nuove"
Marie aveva 15 anni quando si è tolta la vita, due anni fa, nella cittadina francese di Cassis, dove viveva con la famiglia. Vittima di bullismo a causa del peso, aveva pubblicato un video sui social in cui esprimeva il suo malessere. Ora, i suoi genitori chiamano in causa TikTok, accusando il social network, con il suo algoritmo, di aver esposto la figlia a continui contenuti che avrebbero aggravato le sue condizioni. Marie, dopo la pubblicazione del suo video, sarebbe infatti stata continuamente esposta a contenuti che parlavano di depressione, suicidio, molestie. La denuncia dei genitori ipotizza i reati di "istigazione al suicidio", "propaganda di strumenti per togliersi la vita" e "omissione di soccorso".
"Legame tra disagio mentale e dipendenza da social"
Il caso è il primo di questo tipo in Francia ma il dibattito legato all’effetto dei social network sulla salute mentale, in particolare di bambini e adolescenti, è quanto mai attuale. Lo conferma Stefano Vicari, primario di neuropsichiatria dell’ospedale Bambino Gesù che, a Sky Tg24, sottolinea il “fortissimo legame tra disagio mentale e dipendenze da social network”. “Il bombardamento di un certo tipo di contenuti – spiega - può avere un effetto molto negativo su una mente ancora in via di sviluppo come quella dei ragazzi”. “Ci sono bambini – racconta - che passano sei ore davanti agli schermi e sviluppano dipendenze simili a quelle da sostanze. Gli studi mostrano come si attivino le stesse aree cerebrali e gli stessi comportamenti, come la ricerca compulsiva o le reazioni violente". "Esiste poi - prosegue - l’elemento emulativo che negli adolescenti è molto forte, soprattutto su chi presenta una fragilità di base" e che potrebbe aver avuto un ruolo importante nel caso francese.
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"Aumento esponenziale di tentati suicidi in 10 anni"
E il caso di Marie purtroppo non è un caso isolato. I suicidi e i tentati suicidi tra giovani e giovanissimi sono un fenomeno sempre in crescita, anche in Italia, come mostrano gli ultimi dati del Bambino Gesù. “Assistiamo – spiega Vicari - a un aumento esponenziale di tentati suicidi e ideazione suicidaria (cioè la messa a punto di un vero e proprio per togliersi la vita) da 10 anni a questa parte” e “il suicidio è la seconda causa di morte tra i 10 e i 25 anni”. Per questo è importante non sottovalutare i potenziali campanelli di allarme, che si manifestano sotto forma di netti cambiamenti: “Ragazzi sereni che facevano sport, uscivano, studiavano cominciano a isolarsi, diventano aggressivi e irritabili, mangiano poco o troppo, dormono male e questi comportamenti vanno avanti per settimane o mesi”. Spesso, prima di tentare il suicidio “sviluppano forme di autolesionismo, anche in età molto precoce”.
"Aumentano fattori di rischio e diminuiscono fattori di protezione"
Ma come si spiega un malessere sempre più diffuso? Per l’esperto, “sono aumentati i fattori di rischio, come l’uso sempre più precoce di sostanze stupefacenti e le nuove dipendenze” e “la pandemia con l’isolamento che ne è seguito ha fatto da detonatore”. Allo stesso tempo, “sono diminuiti i fattori di protezione dati dalla famiglia e dalla scuola". "I genitori - prosegue Vicari - devono essere dei veri educatori, non solo organizzatori del tempo dei loro figli. Dovrebbero poter finire di lavorare prima, per poi dedicarsi ai bambini e ai ragazzi, come succede in molti paesi occidentali”. E dove non arriva la famiglia dovrebbe arrivare la scuola: "La scuola deve essere una comunità dove viene favorita la crescita personale invece è diventata sempre più competitiva: guarda ai risultati e non alla conoscenza". "Bisognerebbe insomma - conclude - mettere i bambini al centro della società, mentre i provvedimenti che arrivano sono sempre e solo in ottica punitiva: ma il proibizionismo e la repressione non hanno mai pagato".
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A chi chiedere aiuto
Per rispondere alle richieste di aiuto dei più giovani e delle loro famiglie il Bambino Gesù ha predisposto un percorso clinico di alta assistenza per l'autolesionismo e la prevenzione del suicidio in età evolutiva. Il servizio, attivato in collaborazione con varie ASL della Regione Lazio, è integrato da una linea telefonica "Lucy" 06.6859.2265 a cui si può chiedere aiuto per le consulenze psicologiche urgenti, tutti i giorni 24 ore su 24.
Per chi ha pensieri suicidi o si trova in difficoltà è possibile anche chiamare il Telefono Amico allo 02 2327 2327 oppure al 324 011 7252 (numero che si può contattare anche attraverso una chat Whatsapp).