Secondo Massimo Andreoni, direttore scientifico Società italiana di malattie infettive e tropicali: "Diventerà la prima causa di morte al mondo. Sarà più letale della pandemia che abbiamo vissuto". È in fase di studio un vaccino per contrastarlo
La Candida auris, un fungo descritto per la prima volta nel 2009, si sta diffondendo a livelli allarmanti negli Stati Uniti, dove negli anni della pandemia 2020-2021 le infezioni sono aumentate notevolmente nelle strutture sanitarie. "In Italia il fungo è presente dal 2019", ha dichiarato a margine dell'incontro We stand with public health: a call to action for infectious disease, il direttore del Simit Massimo Andreoni.
"La più letale pandemia che abbiamo vissuto"
Cresce la preoccupazione intorno a questo fungo, perchè, come ha sottolineato Andreoni all'Adnkronos: "È molto resistente a tutti gli antifungini che abbiamo. E' un fenomeno di estrema preoccupazione perché questo è il grande problema globale: la comparsa di germi resistenti a tutti gli antimicrobici che abbiamo". Ancora il direttore del Simit: "Con i funghi non c'eravamo abituati, c'eravamo confrontati con il problema legato principalmente ai batteri", conclude, ricordando che l'Organizzazione mondiale della Sanità prevede, per l'antibioticoresistenza, milioni di morti entro il 2050. "Diventerà la prima causa di morte al mondo. Sarà più letale della pandemia che abbiamo vissuto".
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Lo studio del vaccino
La sperimentazione animale del vaccino contro la Candida auris sembra mostrare risultati promettenti, a riportarli, in un comunicato stampa ufficiale, gli scienziati del Lundquist Institute (TLI). Il gruppo di ricerca, guidato da Ashraf Ibrahim, ha mostrato che il vaccino ha trattato efficacemente i topi infetti, generando ottime risposte immunitarie. Questo vaccino è composto da due antigeni delle cellule Candida che, dopo l'inoculazione, producono anticorpi neutralizzanti e immunostimolanti. Stando a quanto emerge dai risultati preliminari, il farmaco ha indotto una robusta immunita' nelle cellule T contro il fungo, incrementando notevolmente il tasso di sopravvivenza degli animali infetti. "I dati preclinici - riporta Ibrahim - mostrano che questo approccio potrebbe davvero controllare le infezioni da Candida auris. Il prossimo step sarà la progettazione di studi clinici sull'uomo. Con la diffusione allarmante dell'agente patogeno in moltissime strutture statunitensi, la possibilita' di proteggere i pazienti da questa minaccia rappresenta uno strumento davvero importante".