
Covid, tre anni fa l’Oms usava per la prima volta la definizione di “pandemia”
L’11 marzo 2020, in conferenza stampa, il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus disse: “Abbiamo valutato che il Covid-19 può essere caratterizzato come una pandemia, una parola da non usare con leggerezza o disattenzione”. Nelle settimane precedenti il coronavirus si era diffuso dalla Cina a numerosi Paesi. Ad oggi i casi accertati sono oltre 676 milioni e le vittime quasi 7 milioni

Sono passati tre anni esatti da quando per la prima volta la diffusione globale del coronavirus veniva definita come una “pandemia” dall’Oms. Risale a quel’11 marzo 2020 la conferenza stampa del direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus in cui disse: “Abbiamo valutato che il Covid-19 può essere caratterizzato come una pandemia, una parola da non usare con leggerezza o disattenzione”. Nelle stesse ore dell'11 marzo, in Italia, l'allora premier Conte potenziava le misure restrittive alle attività non necessarie, dopo aver dichiarato il lockdown il 9 marzo
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"Descrivere la situazione come una pandemia - proseguì il numero uno dell’Organizzazione mondiale della Sanità - non cambia la nostra valutazione sulla minaccia rappresentata da questo virus. Non cambia ciò che l'Oms sta facendo e non cambia ciò che i paesi dovrebbero fare”
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I primi casi confermati sull’uomo si erano riscontrati dagli ultimi mesi del 2019 nella città di Wuhan, in Cina (anche se si ritiene che il virus circolasse già da fine estate o inizio autunno). Si è diffuso nel Paese, favorito anche dagli spostamenti dovuti ai festeggiamenti del capodanno cinese
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Poi da metà gennaio furono ufficializzati i primi casi anche in altri Paesi. Il 30 gennaio l’Oms aveva dichiarato “l’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale”

Solo a marzo però, dopo che il virus si era ormai diffuso in numerosi Paesi, l’Oms basandosi sui livelli di gravità e la diffusione globale dell’infezione da SARS-CoV-2, ha dichiarato che l’epidemia di Covid-19 potesse essere considerata una pandemia

Già da febbraio del 2020, la Johns Hopkins University aveva creato un sito dedicato alla raccolta dei dati ufficiali forniti dai Paesi su morti e contagi, diventando il punto di riferimento di tutte le statistiche mondiali sul tema. Ora, esattamente a distanza di tre anni da quando il Covid era stato dichiarato “pandemia”, ha deciso di interrompere la raccolta dei dati

I due archivi di dati grezzi del Coronavirus Resource Center rimarranno accessibili per le informazioni raccolte dal febbraio 2020 ad oggi su casi, decessi, vaccini, test e dati demografici

Il bilancio "finale" dell'istituto dà conto di 676.609.955 casi accertati, 6.881.955 morti e 13.338.833.198 dosi di vaccino somministrate in tutto il mondo. Fin dall'inizio della raccolta dei dati, è apparso evidente che i dati erano da considerare sottostimati a causa delle difficoltà di ottenere dati ufficiali in molti Paesi
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