Inchiesta Covid, Bassetti: "Benzina sul fuoco per No vax"

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"Mettere qualcuno sulla graticola è sbagliato e rischioso", sono le parole, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, del direttore della Clinica di Malattie infettive presso il Policlinico San Martino di Genova

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"Eravamo tutti al buio nelle prime due settimane: è chiaro che oggi, con le conoscenze acquisite, la vediamo in maniera diversa, ma andare a sindacare sulle decisioni prese allora è un esercizio profondamente sbagliato. Vogliamo leggere la pandemia nella gestione complessiva dei tre anni? Facciamolo, ma non mettendo sul banco degli imputati chi in quel momento ha preso le decisioni". Sono le parole, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, di Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive presso il Policlinico San Martino di Genova, sull'inchiesta Covid. (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI)

L'analisi

"Piango le vittime, ma mi chiedo: ci sono state solo a Bergamo perché è dove abbiamo visto le bare sfilare per strada? Ci sono morti di serie A e di serie B? Abbiamo contato i morti non perché qualcuno ha sbagliato, ma perché è arrivato un virus sconosciuto. Mettere qualcuno sulla graticola è sbagliato e rischioso". E ancora: "Secondo me si sta buttando benzina sul fuoco dei negazionisti e dei no vax perché oggi prendono l’indagine (della Procura di Bergamo, ndr) come una vittoria. Questa indagine temo che incentiverà anche la “medicina di difesa”: nessuno si prenderà la responsabilità di decidere in mancanza di certezze. Non conosco il virus, allora non darò alcun trattamento e non prenderò decisioni se non ci sono evidenze, per il timore di essere inquisito. È un pericoloso precedente sanitario/medico. In medicina, però, le intuizioni hanno cambiato la storia".

Le dichiarazioni

Bassetti ripercorre quei momenti di inizio pandemia: "A maggio 2020 avevamo conoscenze molto diverse sul virus e alcune scelte dell’allora governo le ho sempre criticate. Sicuramente siamo stati il Paese con i lockdown più lunghi del mondo, forse si sarebbero dovute differenziare le chiusure: quella delle scuole è stata troppo lunga e oggi ne vediamo gli effetti sui nostri ragazzi. Abbiamo forse sbagliato sui farmaci (quando sono arrivati) a non renderli più facilmente prescrivibili nell’ambito della medicina territoriale, le mascherine all’aria aperta obbligatorie così a lungo. Politici, tecnici del CTS, amministratori: se la catena di comando è stata poco chiara? Quel primo Comitato Tecnico Scientifico (CTS) era espressione degli organi tecnico consultivi del Ministero. Non poteva che essere che così, all’inizio, ma esprimo riserve sulla sua 'dinamicità': dopo il primo mese, i membri del CTS andavano sostituiti, magari inserendo i medici che avevano visto la malattia. Non aveva rappresentanti della medicina dalla Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Piemonte, che per primi avevano operato sul campo ed è rimasto lo stesso sostanzialmente fino al governo Draghi. Poi nelle scelte, il potere del CTS era consultivo e quello esecutivo era del governo". 

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La prevenzione

E sulla prevenzione per la prossima pandemia: "Credo che si sia ancora al punto zero, anche se so che il ministro Schillaci sta lavorando su questo, ma anche con il governo precedente si è fatto poco. Non dobbiamo commettere lo stesso errore. È necessario fare pesanti investimenti in strumenti che possano intercettare con sistemi di sorveglianza se si sia di fronte a qualche problema. Ricordandoci che siamo in una comunità più ampia, l’Unione europea. C’è stata troppa disomogeneità, anche tra Stati. Se sulla campagna vaccinale ci sono stati errori? In tutto il corso della pandemia credo che per noi il punto più alto sia stata la campagna vaccinale coordinata dal generale Figliuolo, un fiore all’occhiello per l’Italia. Gli hub hanno funzionato, la gente che voleva è stata vaccinata. Altra eccellenza dell’Italia è stata la produzione scientifica da parte dei ricercatori. Siamo stati il primo Paese in Europa, tra il 2020 e il 2021, e il quarto al mondo nella redazione di articoli scientifici sul Covid. Abbiamo usato noi per primi l’eparina, il remdesivir, il casco anziché l’intubazione… Per questo mi spiace che l’immagine che passa dall’inchiesta di Bergamo sia quella di un’Italia paragonabile all’armata Brancaleone all’opera e questo non mi piace perché si butta la croce addosso a chi, a mani nude, si è trovato a gestire, ripeto, al buio, un nuovo virus".

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