Cos'è l'acrilammide e perché l'Ue valuta se e quanto sia cancerogena

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È una sostanza che si forma nei prodotti amidacei durante la cottura, è presente ad esempio in alimenti fritti a base di patate, nei cracker, nei biscotti e nel caffè

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Si forma in determinati tipi di cotture, ad esempio con la frittura, al forno o alla griglia; parliamo dell'acrilammide, la sostanza chimica che dal 2005 è sospettata di essere cancerogena e genotossica. Questa si trova in tantissimi alimenti che consumiamo quotidianamente, come biscotti, snack ai cereali, frutta secca, ma anche nel caffè e nelle sigarette. L'Unione Europea sta quindi valutando in che modo e in che quantità questa sostanza può essere dannosa.

L'acrilammide può considerarsi cangerogena?

Secondo uno studio svedese del 2002, si è appurato come animali che consumassero questa sostanza in dosi massicce, fossero più predisposti al rischio di tumori e problemi neurologici. L'acrilammide si forma da quella che viene definita reazione di Maillard, una pratica utilizzata in cucina che rende i cibi più croccanti e saporiti attraverso la reazione tra zuccheri e aminoacidi. Tuttavia non è ancora stato provato che gli stessi rischi siano presenti anche nell'uomo, soprattutto se l'assunzione avviene nelle corrette dosi. Agli animali dell'esperimento svedese infatti sono state somministrate dosi migliaia di volte superiori rispetto a quelle che le persone assumono giornalmente, per questo l'interrogativo è principalmente quello di comprendere se l'acrilammide assunta in quantità moderate possa effettivamente essere considerata dannosa.

Illustration - A pile of pills made of stevia and a pile of conventional sugar are on display  on a green table in Berlin, Germany, 19 February 2014. Stevia works as a sweetner and sugar substitute for patients suffering from diabetes. Photo: Jens Kalaene/dpa | usage worldwide   (Photo by Jens Kalaene/picture alliance via Getty Images)

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Verso una regolamentazione

Al momento la Commissione Europea ha fissato dei valori oltre il quale l'acrilammide non dovrebbe essere presente negli alimenti, ma questi sono indicativi, e soprattutto non vi è l'obbligo di riportarli sulle etichette non essendo di fatto un ingrediente. Non esiste quindi una vera e propria regolamentazione in questo senso, ma un invito ai produttori di considerare con attenzione questo aspetto. Per tali motivi è in corso una discussione in cui questi parametri verranno rivalutati, considerando anche sanzioni nei confronti di chi non li rispetterà. Una nuova norma dovrebbe arrivare entro l'estate quindi, ma intanto anche tra le nostre mura di casa, possiamo, attraverso alcuni accorgimenti, limitare il consumo di acrilammide. Secondo gli esperti è consigliato conservare le patate fuori dal frigo ad esempio, oppure scegliere una miscela Arabica per il caffè, o ancora fare attenzione a friggere e tostare i nostri cibi senza bruciarli.

Broken eggs on the sidewalk in New York on Monday, April 6, 2020. Wholesale egg prices have shot up, tripling, due to consumer’s demand for the product while remaining home during the COVID-19 pandemic. (ÂPhoto by Richard B. Levine)

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