Farina di grillo, l'esperta: "Benefici ambientali e nutrizionali"

Salute e Benessere
Giulia Mengolini

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Commercializzata in Ue dal 24 gennaio scorso, la farina parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico) potrà essere consumata senza controindicazioni, escluso per chi è allergico ai crostacei. I vantaggi, spiega la dottoressa Maria Grazia Carbonelli sono molteplici: dal basso impatto ambientale all'apporto nutrizionale bilanciato

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Un prodotto sicuro, dal buon apporto nutrizionale, e soprattutto a bassissimo impatto ambientale. Che non sarà sicuramente destinato a sostituire i classici pane e pasta, almeno per il momento, visto il costo decisamente alto. La farina di grillo, spiega la dottoressa Maria Grazia Carbonelli, vicesegretaria nazionale ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica) è tutt'altro che un prodotto da demonizzare. Commercializzata in Ue dal 24 gennaio scorso, la farina parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico) potrà essere consumata senza controindicazioni, escluso per chi è allergico ai crostacei, "perché può contenere la chitina", proteina contenuta nel carapace dei grilli. Le norme Ue includono infatti requisiti specifici di etichettatura per quanto riguarda l'allergenicità poiché le proteine da insetti possono causare reazioni soprattutto nei soggetti già allergici a crostacei, acari della polvere e, in alcuni casi, ai molluschi.

I valori nutrizionali: un prodotto ad alta percentuale proteica

Per quanto riguarda il valore nutrizionale, spiega l'esperta, i grilli, e gli insetti in generale sono ricchi di proteine. Il loro valore proteico è di circa il 65%, più del doppio della carne di manzo, "considerando che la carne contiene circa 20 grammi di proteine su 100". La farina di grilli "è un alimento altamente proteico, ma anche ricco di vitamine, vitamine del gruppo B, fosfato, sodio, calcio, oltre a un buon apporto di fibre", spiega la nutrizionista, che però esclude ci sarà negli scaffali dei supermercati un boom di acquisti, visto il costo molto alto: circa 70 euro al chilo, contro i due euro di quella di frumento. Un prodotto quindi di nicchia che in questo momento "può aiutare determinate preparazioni, ma non certamente sostituirle". Non solo per via del costo: "Negli ultimi anni vanno molto di moda le diete proteiche, che però non sono adatte a tutti", ricorda Carbonelli: "Una persona che segue un'alimentazione equilibrata non necessita di una supplementazione proteica, che può essere dannosa per i reni".

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"Il vantaggio maggiore? Quello ambientale"

Apporto nutrizionale a parte, il vantaggio maggiore di questo tipo di farina è sicuramente "il ridotto impatto ambientale", come ricorda anche la dottoressa, "di cui abbiamo, e avremo sempre più bisogno". I grilli necessitano infatti dello 0,05% di acqua rispetto a un bovino per produrre lo stesso quantitativo di proteine. Inoltre l'allevamento di insetti potrebbe contribuire anche a ridurre le emissioni di gas serra e lo spreco alimentare. Insomma, la farina di grillo, se non utilizzata come sostitutivo dei prodotti ricchi di carboidrati che utilizziamo da sempre sulla nostra tavola, "presenta elementi positivi sia per quanto riguarda la sicurezza del prodotto, che a livello nutrizionale e di impatto ambientale". Certo, in buona parte dei consumatori resiste un pregiudizio rispetto all'assunzione di insetti: "Ricordiamo però che nei Paesi asiatici si mangiano le cavallette, noi mangiamo i gamberetti che sono piuttosto simili e non ci fa così impressione". Insomma, la diffidenza ha origine culturale.
Inoltre, sottolinea la dottoressa, ricordiamo sempre che i prodotti vengono modificati e lavorati. E il gusto? "QUello della farina di grilli dovrebbe somigliare a quello della nocciola". Mentre il colore "è leggermente più scuro della farina classica, più simile a quello della pasta integrale".

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