Adolescenti, studio: attività fisica possibile alleata contro la depressione

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A indicarlo è una meta-analisi condotta dall'Università di Hong Kong su un campione composto da 2441 adolescenti di età media 14 anni

 

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Una recente meta-analisi dell'Università di Hong Kong ha dimostrato che l'attività fisica avrebbe effetti antidepressivi significativi sui giovanissimi. Secondo gli studiosi, l'attività fisica potrebbe essere considerata un approccio complementare al trattamento clinico della depressione, che è il secondo disturbo mentale più diffuso tra i bambini e gli adolescenti. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulle pagine della rivista specializzata Jama Pediatrics.

Lo studio nel dettaglio

Per compiere lo studio, gli studiosi hanno analizzato i dati emersi da precedenti studi del settore che hanno analizzato un campione complessivo composto da 2441 adolescenti di età media 14 anni, che avevano ricevuto una diagnosi clinica di depressione. Confrontando i dati, è emerso un effetto più o meno significativo dell'attività fisica sui sintomi depressivi. Nello specifico, sono emersi benefici maggiori sui partecipanti di età superiore ai 13 anni con una diagnosi di malattia mentale e/o depressione con tre sessioni settimanali di attività fisica eseguite per 12 settimane. Secondo gli studiosi, "gli interventi di attività fisica possono essere utilizzati per ridurre i sintomi depressivi nei bambini e negli adolescenti". Serviranno, tuttavia, ulteriori studi per stabilire "la frequenza, la durata e la supervisione delle sessioni di attività fisica con un effetto antidepressivo più proficuo".

L’attività fisica negli anziani può rallentare l’insufficienza renale

Tra gli ultimi studi del settore, una ricerca condotta dagli esperti della University of California a San Francisco ha dimostrato che svolgere in maniera regolare attività fisica, praticando attività aerobica unitamente ad esercizi per preservare la forza e l'equilibrio, può aiutare le persone anziane a preservare la funzionalità renale. Il lavoro di ricerca ha coinvolto quasi 1.200 pazienti di età compresa tra i 70 e gli 89 anni e con condizioni di particolare rischio per il declino della funzionalità dei reni, tra cui diabete, ipertensione o malattie cardiovascolari. Dallo studio è emerso che gli anziani fisicamente attivi hanno manifestato un rischio del 20% più basso di incorrere in un peggioramento della funzionalità renale, misurata nello specifico come capacità filtrante dei reni.

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