
Covid, come riconoscere i sintomi delle nuove varianti Cerberus e Gryphon
Le più recenti mutazioni del virus tendono a manifestarsi "soprattutto nelle alte vie respiratorie, causando sintomi simili a quelli dell’influenza, come raffreddore, tosse stizzosa e mal di gola”. Lo ha confermato il virologo Fabrizio Pregliasco

La risalita dei contagi di Covid-19 in questo periodo è spiegata dagli esperti anche con la presenza di nuove varianti, tra cui Cerberus e Gryphon, direttamente correlate a Omicron 5 e particolarmente abili nell’aggirare la protezione dei vaccini. Ma come riconoscere situazioni in cui queste varianti hanno effettivamente infettato?
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La premessa dei medici, come riporta anche “La Repubblica” è che, almeno ad oggi, non occorre aspettare di avere la febbre alta o di faticare a respirare per testarsi attraverso un tampone, ma è decisamente meglio attivarsi non appena si percepiscono alcune particolari avvisaglie
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Tra le sottovarianti più recenti del coronavirus, quella ad essere cresciuta maggiormente è stata BQ.1, nota proprio come Cerberus, rilevata in un terzo del totale dei campioni sequenziati, mentre negli Stati Uniti ha causato circa la metà dei nuovi casi

Ad avanzare è anche la sottovariante XBB, detta Gryphon, attualmente con una prevalenza pari al 3,3%. Tutte mutazioni che, secondo gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità vanno valutate “con grande attenzione" perché “a maggiore trasmissibilità e/o con mutazioni correlate a una potenziale evasione della risposta immunitaria”

In sostanza, tornando ai sintomi, come capire se queste mutazioni hanno colpito? Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, “Cerberus tende a manifestarsi soprattutto nelle alte vie respiratorie, causando sintomi simili a quelli dell’influenza, come tosse stizzosa e mal di gola”

Anche se occorre ancora comprendere meglio se tutto ciò “sia demerito di un virus meno patogeno e quanto merito dell’immunità che si è creata nella popolazione”, ha poi precisato il virologo (foto)

Cerberus, ha confermato l’esperto, conferma di avere la peculiarità di sfuggire alle protezioni dell’organismo. Le varianti più recenti stanno dimostrando di possedere “una capacità collegata anche alla maggior trasmissibilità. E questo significa che attaccano più facilmente”

Motivo per il quale “anche una febbre non elevata, sotto i 38 gradi, deve indurre alla cautela. Meglio, in questo caso, sottoporsi a tampone, perché è molto probabile che si tratti di Covid”.

Un dato certo, ha confermato Pregliasco, è che le nuove varianti “non provocano solamente un raffreddore, anche se spesso vediamo nei pazienti il naso che cola”. E, rispetto ad altri frangenti della pandemia, queste mutazioni “non causano quasi più perdita del gusto e dell'olfatto, vertigini e mal d'orecchio”, ha specificato ancora

“In sostanza, attaccano più le prime vie respiratorie”. E, anche per questo motivo, “possono essere confuse con altre forme virali e indurre a soprassedere”
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