Oms, il vaiolo delle scimmie cambia nome: ora si chiama "mpox"

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Una decisione che arriva a seguito di una serie di osservazioni e preoccupazioni sul fatto che il nome 'monkeypox' potesse essere discriminatorio, stigmatizzante e fuorviante

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L’Oms cambia il nome al vaiolo delle scimmie: da oggi in poi si chiamerà 'mpox'. Una decisione che arriva a seguito di una serie di osservazioni e preoccupazioni sul fatto che il nome 'monkeypox' potesse essere discriminatorio, stigmatizzante e fuorviante. Quindi, onde evitare un linguaggio mortificante, la malattia cambierà progressivamente nome.

La notizia del Guardian

 

Come riferito dal Guardian, l’intenzione di cambiare la definizione era emersa lo scorso giugno 2022. "Mpox diventerà un termine preferito, in sostituzione del vaiolo delle scimmie, dopo un periodo di transizione di un anno. Ciò serve a mitigare le preoccupazioni sollevate dagli esperti sulla confusione causata da un cambio di nome nel mezzo di un'epidemia globale", ha affermato l'agenzia sanitaria delle Nazioni Unite in una nota.

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Cos’è il vaiolo delle scimmie

 

Il nome, spiega l'Istituto Superiore di Sanità nella scheda dedicata alla patologia sul suo portale, deriva dalla prima identificazione del virus, scoperto nelle scimmie in un laboratorio danese nel 1958. Nell'uomo la patologia si presenta con febbre, dolori muscolari, cefalea, rigonfiamento dei linfonodi, stanchezza e manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, piccole croste. La malattia generalmente si risolve spontaneamente in 2-4 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche. Possono venire somministrati degli antivirali quando necessario. Nella maggioranza dei casi l’infezione è lieve e il decorso benigno. Ci sono però categorie a rischio, come bambini, donne in gravidanza e persone immunosoppresse, che possono manifestare sintomi più gravi. Secondo quanto emerso da un recente studio pubblicato sul Journal of Autoimmunity, condotto dagli scienziati dell'Università del Missouri, le mutazioni del vaiolo delle scimmie possono favorire la capacità del virus di resistere a farmaci e vaccini, e di diffondersi rapidamente. Secondo una nota Oms del 22 novembre 2022, tuttavia, l’epidemia in Europa starebbe rallentando: "Quattro mesi dopo il picco dei casi in Europa, siamo in un momento critico per l'epidemia, che definirà la traiettoria della malattia nella regione e oltre. Grazie a una combinazione di test, sorveglianza, vaccinazione e cambiamenti nel comportamento, i casi della malattia sono diminuiti in modo significativo".

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