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Melanoma, con immunoterapia preoperatoria più tempo senza recidive. Lo studio

Salute e Benessere
©Ansa

A indicarlo una sperimentazione condotta all'MD Anderson Cancer Center di Houston e al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York

 

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Nuovi possibili passi in avanti nella lotta contro il melanoma, una forma di tumore della pelle caratterizzata da un'incontrollata crescita delle cellule che producono il pigmento (melanociti) localizzate nel derma.
Sono emersi benefici dalla somministrazione del trattamento con una combinazione di due farmaci immunoterapici (relatlimab e nivolumab) prima dell'intervento chirurgico per l'asportazione del tumore nei pazienti con melanoma al III stadio. In particolare, il trattamento è stato correlato a una riduzione del rischio di recidiva e a un aumento delle  probabilità di sopravvivenza. A indicarlo una piccola sperimentazione condotta all'MD Anderson Cancer Center di Houston e al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York. I risultati del trial sono stati pubblicati sulle pagine della rivista specializzata Nature.

Lo studio su 30 pazienti con melanoma

"Con il melanoma in stadio clinico III, il rischio che il cancro si ripresenti dopo l'intervento chirurgico può raggiungere il 50%", ha spiegato la prima firmataria dello studio Rodabe Amaria. "Anche se la terapia adiuvante (cioè somministrata dopo l'operazione) riduce il rischio di ricorrenza di circa il 50%, non ci sono ancora conferme del suo impatto sulla sopravvivenza globale", hanno sottolineato i ricercatori.
Il trial clinico ha coinvolto 30 pazienti con melanoma in stadio III o IV con un limitato numero di metastasi, a cui sono state somministrate due dosi di immunoterapia prima dell'intervento, in aggiunta a fino 10 ulteriori dosi dopo l'operazione.

I risultati

Dallo studio è emerso che, grazie al trattamento, al momento dell'intervento il 57% dei partecipanti (17) non aveva traccia del tumore, 7 avevano una riduzione del tumore compresa tra il 90 e il 100% e 2 avevano avuto una riduzione compresa tra il 90 e il 50%. Come riferito dal team di ricerca, l'efficacia iniziale del trattamento ha avuto ripercussioni nel lungo termine. Nello specifico, tra i pazienti che avevano avuto una risposta, anche non completa, all'immunoterapia neoadiuvante, il 100% non ha avuto riprese della malattia a un anno e il 92% a due anni. Mentre, tra i partecipanti che non avevano risposto all'immunoterapia le percentuali scendevano all'88% a un anno e al 55% a due. La sopravvivenza a uno e due anni è infine risultata rispettivamente del 93% e 88%.

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