Malattie cardiovascolari, per uomini e donne fattori di rischio simili. Lo studio
Salute e BenessereLa ricerca, che ha seguito per 10 anni 155.724 persone da 21 Paesi, è stata pubblicata su The Lancet. Nelle donne, in generale, è emerso che il rischio di contrarre malattie cardiovascolari è più basso
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Secondo uno studio internazionale coordinato dalla McMaster University e dalla rete ospedaliera della Hamilton Health Sciences (Canada), pubblicato su The Lancet, i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari sarebbero simili tra uomini e donne. La ricerca, che ha seguito per 10 anni 155.724 persone da 21 Paesi, ha rilevato i fattori di rischio metabolici - come ipertensione, obesità e diabete -, comportamentali - il fumo e la dieta -, e psicosociali - depressione e stato economico -, sia negli uomini, che nelle donne. Si ricorda che con il termine malattie cardiovascolari ci si riferisce generalmente alle malattie che interessano il cuore e i vasi sanguigni, e che provocano ripercussioni d’organo.
Cos’è emerso dalla ricerca
Nonostante un impatto dei fattori simile, lo studio evidenzia alcune differenze. Ad esempio, i sintomi della depressione sembrano esporre gli uomini a maggiori rischi, con un +42% di probabilità nei primi, rispetto le donne al 9%. Mentre i livelli di rischio legati al sistema metabolico erano pressoché identici in entrambi i sessi, alti livelli di colesterolo LDL sono associati a un rischio maggiore negli uomini, con un +28% nei primi, contro l’11% delle donne. Diversamente, una dieta poco sana espone maggiormente le donne al rischio di imbattersi in malattie cardiovascolari, con un +17% nelle prime rispetto il +7% degli uomini.
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Cosa dicono i ricercatori
Tuttavia, i ricercatori sottolineano che non esiste, in ogni caso, un divario significativo tale da richiedere strategie di prevenzione diverse tra i due sessi. Nelle donne, in generale, è comunque emerso che il rischio di contrarre malattie cardiovascolari è più basso. I dati, infatti, parlano di 5 casi all’anno ogni mille donne, contro gli 8,2 casi degli uomini. Secondo gli scienziati questo sarebbe dovuto agli effetti benefici degli estrogeni che si protraggono fino alla menopausa. Commentando lo studio, Annika Rosengren, tra gli autori, si è così espressa: "Le somiglianze in termini di fattori di rischio sono considerevolmente maggiori delle differenze”