Archiviare i dati, una nuova possibile frontiera nel Dna

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Lo rivela un articolo pubblicato su BBC Future. Grande speranza per il futuro, ma i ricercatori sottolineano i rischi a cui fare attenzione. "Devono essere risolti molteplici difficoltà", sottolineano gli esperti

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Sulla scia degli sforzi compiuti dai ricercatori per sequenziare il genoma umano, sintetizzare il Dna e sviluppare terapie geniche, nell’ultimo decennio le ricerche su come memorizzare i dati digitali all’interno di filamenti del Dna sono ‘esplose’. Il Dna, com’è noto, contiene informazioni che definiscono ‘cosa’ significhi essere umani, ma molti esperti sostengono che può essere una forma di stoccaggio incredibilmente compatta e duratura, che potrebbe presto sostituire le molte forme di supporto digitale disponibili. Sistemi che, nel tempo, diventano obsoleti e che tuttora richiedono enormi quantità di energia. Mentre alcuni ricercatori stanno osservando vari modi per conservare dati per sempre, ci si chiede quanto possano davvero durare queste informazioni. E, sopratutto, se si può contare davvero su questi dati per memorizzare le informazioni prodotte ora per i posteri. 

Il ruolo del Dna

 

In un mondo incline alle crisi energetiche, immagazzinare dati richiede enormi data center che utilizzano grandi quantità di energia per funzionare. Il problema, com’è ovvio, è visto dai più esperti come urgente. Nel 2019, il governo degli Stati Uniti ha lanciato un programma di archiviazione molecolare delle informazioni (Mist) che mira a trovare un'alternativa alle enormi strutture di archiviazione dati di oggi. Le persone vogliono conservare i dati a lungo termine per una grande varietà di motivi, specificano gli esperti, e per questo, davanti al Dna, in molti ritengono di aver trovato il mezzo di archiviazione perfetto per una conservazione diffusa e a lungo termine. Generalmente usato per memorizzare le informazioni genomiche, il Dna può essere usato per memorizzare le enormi quantità di dati digitali che attualmente soffocano i centri dati di tutto il mondo. Per Marke Bathe, professore di ingegneria biologica al Massachusetts Institute of Technology, co-fondatore della start-up Cache DNA, il Dna è una scelta naturale: "La natura lo usa da molti millenni per immagazzinare informazioni sotto forma di genomi. È in circolazione da miliardi di anni, è qualcosa su cui si può fare affidamento. Finché sarà il mezzo fondamentale di immagazzinamento delle informazioni di una specie, come gli esseri umani, allora sarà qualcosa con cui sapremo cosa fare". "Abbiamo fatto molta strada nella tecnologia creata dall'uomo, ma non c'è niente di meglio del Dna in termini di efficienza”, afferma Dina Zielinski, scienziato senior in genomica umana presso l'Istituto Nazionale Francese per la Salute e la Ricerca Medica. I reperti archeologici, che ancora forniscono dati significativi sui loro genomi, dimostrano come il Dna sia durevole.

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Pro e contro del Dna

 

Tuttavia ci sono dei rischi: il Dna è infatti incredibilmente fragile, e “ci sono tonnellate di modi per distruggerlo", dice Olgica Milenkovic, professore di ingegneria elettrica e informatica presso l'Università dell'Illinois a Urbana-Champaign. Questo può essere danneggiato da acidi, radiazioni e umidità, ad esempio, ma se viene conservato al freddo e all’asciutto può durare per centinaia di anni. È improbabile che il Dna diventi obsoleto, sottolinea ancora Milenkovic. Tuttavia le sfide sono ancora enormi: “Nonostante l’enorme potenziale come dispositivo di archiviazione dati del futuro, devono essere risolti molteplici difficoltà, come i costi esorbitanti, i meccanismi di scrittura e lettura estremamente lenti e la vulnerabilità a mutazioni o errori”, si legge in un articolo pubblicato sulla National Library of Medicine del 2018. Abbattere i costi sembra l’ostacolo più difficile da superare, ma un’altra domanda che attanaglia gli scienziati è “non quanto dureranno i supporti, le molecole di Dna, ma se saremo (l’uomo) in grado di leggere i dati tra 1.000 anni”. Mentre non è ancora chiaro come potremmo integrare le informazioni memorizzate nel Dna nei computer funzionanti, attenzione viene data anche ai possibili rischi che si incorrono nella sintesi diffusa del Dna. Le persone potrebbero usarlo per memorizzare cose diverse dai dati, sintetizzando virus o batteri, sottolinea Zielinski. Parole a cui si aggiungono quelle di Bathe, che sottolinea anche problemi e rischi per la privacy. Eppure, in un futuro non troppo lontano, potremmo stampare il Dna da casa, affermano i ricercatori. 

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